Pensiero e Volontà - anno III - n. 1 - 16 gennaio 1926

PE~~SIER0 E VOL0NTA' 3 l'arnii n<luriq'ue_che, nei nostri scellerati ~ ùverni i pochis$'imi uomini virtuosi e pen– ~anti vi .debbano vivere da :Prudenti, finchè la prudenza· non degen'era in viltà, e morire <la forti ogni qualvolta la· fortuna o la ra– ~ione a ciò li costringa. Un ~otal poco rverrà ,unmendata così con una libera -e chiara - morte la trapassata obbrobriosa vita servile .. (1777). VITTORIO .AhFIERI. ' . (r749-J80.3). l" Della Tirannide ,, di V. ALFIERI. - Libro II - Edit. Sonz.ogno, Milano, 1904. pag. 89-92. Dante Alighieri, bandito · dalla patria, rifiuta di tornare a Firenze a pat~i indec~·rosi Lettera a.d un religioso (credesi a Fra' Mo– ricone, priore del monastero di Fonte Avel– lana, rP·resso·Gubbio), il quale s'era fatto intermediario prèsso Dante perchiè accet– tasse la graZita dal go'Verno fiorentino. · · cc Dal1e lettere v~stre, r-evetentemente ed affettuosamente come si doveva da me rice– vute, io ho con gratitudine e d11igente con– siderazione ~riteso, quanto vi stia in cuore il pensiero del mio -rimpatriamento. E a voi tanto più strettamente· m'avete con ciò ob– bligato, quanto ·più· rara sorte è' agli · esuli il trovare amici. Ma -al contenuto. di quella lettera io- rispondo; e se. non forse nel modo che sarebbe voluto- dalla ; pusill.anim.it :à di tn– luni, chiedovi affettuosamente, cihe, prima di gindicarne, voi esaminiate in vostro Consi.– glio l,a mia r.i~·osta. Ecco, dunque, che per lettere del vostro e mio n~pote 1 e _di ;parec– chi altri miei. amici, mi è significato: che per assoh1=1.ionede~li sbanfliti, -f~, io volessi pa– gare certa somma .di 'denar'i e patir la taccfa della offerta, potrei essere assòlto e tornare ~ubitamente. Nel che, per vero dire, son due éo~e -da rjdere, e ma] c·onsigliate ·da co:cro • che tutto ciò ·espressero; imperciocchè 1e ve.– sfre lettere, con più discretezza e .mig-lior consiglio. formulate, non contengono nulla di taJ.e. , Ed , è ella questa quella rievocazione : gloriosa, con che. Dante -Allagherio è rioh~a- m:ito alla ;patria,· dopo quasi tre lustri di r(si– lio sofferto? Questo ha meritato· una inno– cenza patente a tutti., qualunque sieno? Que~ sto, il sudore e la fatica continovata nello studio? Lungi ~tia da un ·uomo famigliare della . filosofia·, una così tèmeratia e terrena ba5sezza di cuore, da lasciarsi, qua,i 'legato, e~ à modo quasi .di un Ciolo e d'altri infa– mi, offerire ! Lungi da un uomo predicante giu::,tizia, contare, -dopo aver ipc:ltito ringiu– stii.ia , {1 ~oloro che glie l'han fatta, ii pro- ' . . . . . pno danaro! Non è questa la via d1 tornare dlJa patria, o padre mio. Un'altr':l, se ne tro~ verà, o da ,voi, o col tempo da altri, la quàle non deroghi alla fama, non all'onore di Dan– te. Q11eUa.acoetterò io, con· passi non lenti. Che se per· ninna tal via :m Firenze non s'entra, non mai enfrerò io in Firènze. E <..:11e? nòn vedrò io onde Cihe sia gli specchi dd sol-e o- degli astri? Non· potrò io s:pecu– -làre -dolciss-ime verjtà sotto il ciE:lo dovun– que, senza prima arrendermi, nudato di glo– -ria, .anzi ~on ignominia, al popolo :fiorenti– no? ~è ,!! ,pane mi mancherà... (Il resto del– .la lettera non si è tro-vato). - ·.· Verona (?), 1317. DANTE ALIGHIERI (1265-.1321). A commento e delucidazione storica di ·qùesta bella lettera di Dante, 1·,portiamo ~ un brano della· " Vita di Dqnte_,, di Cesare Balbo, _da cui pure abbiamo ripro– dt1tta -la lelttra medesima :_ Vedemmo nel 1315 una quarta ed_ ultima condanna di Dante, pronunziata con altre dal vicario di re . Roberto in Firenze, dopo la sconfitta sofferta a Montecatini. Cac– ciato poi, in sul principio del 1 3 c6, Uguccione di Pisa e Lucca, e diventata · guelfa Pisa ~otto Gadd~ della Ghc– rardesca, si conchiuse tra essa e Firenze e altre città, addì 12 maggio 1317, una p_ace quasi generale in Toscana; r~stando sola nemica di Firenze, Lucca ·signoreggiata da Càstrucci_o Castracani, già ~mbizioso, ma non per anco pericoloso. Quindi, finalmente, a _moderarsi i timori e l'ire guelfe de' ·regitori di Firenze, e ad ammettersi alcuni fuorusciti. Ma, come era stata guastata la p·rima moder~~ zione dalle eccezioni, oosì fu questa dalle condizioni im• poste a' rimpatrianti. Era· costume antico, al dì festivo in • Firenze di San Giovanni, graziare alcun_i.·cond~1mati, of– ferendoli al Santo con una candela in mano e, fac;endo l~r pagare una m~lt~. Si. am~isero in· quell'anno della pace, probabilmente per là. prima volta, i con.dannati po– litici a qiJesta grazia da .malf~~torL Un nipote di Dante ed altri suoi amici lo pressavano di, ~ccettai::a egli pure. Un religioso, secondo l'uso. dei temp_i, facevasi interme– dia;io dell~ proposta ; e noi siamo co~ì · fort_unati d'aver la risposta di- Dante. Altre lettere di lui abbiamo,,recate altrove e non aboiam saputo ammirarlP. Ma di qucst'ul-• 1 . tima, non saran·no due giudizii tra' '.lcggitori .. Lo stile stesso, buio nell'altre lettere; diventa. chiaro qui . al. chia– ror de' pensieri. (Qui ii Balbo 1·iproduce la lettera tji Dante). I . I .I -I

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