Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

6 8 4 M. Praz E immagino che non diversamente l'intenda l'autore, a meno che non voglia far dei suoi libri veri e propri portavoce di quella propaganda comunista che ha suggerito tanti raccostamenti nei suoi photomontages. M a , se così ha da essere, come ne è rimpicciolita la statura dell'opera! Diventa come un paradigma didascalico: qui il tiranno capitalista, là i l martire proletario; i ricchi scervellati gavazzano all'ombra di palmizi decorativi, i poveri giramondo sof– frono tutto il soffribile sulla proda fangosa delle strade. T a l e i n – tenzione polemica è evidente soprattutto nell'ultimo libro del D o s Passos, e basterebbe leggerne le sezioni finali (Paul Bunyan, The Body of an American) per rendersene conto. M a è chiaro che se i l D o s Passos non avesse voluto fare, o non fosse riuscito a fare, a l – tro che qualcosa di simile al museo antireligioso di Mosca, valen– dosi allo scopo della satira sociale dei sistemi caricaturali già sfrut– tati dal Mencken nelle sue serie di Americana, ci sarebbe scarsa r a – gione di occuparsene qui, \ A l l a storia dell'idea comunista i l Dos Passos non ha da ag– giungere gran che; se mai, ha da aggiungerlo alla storia della let– teratura. O r a , anche se non vogliamo vedere nei suoi racconti altro che documenti dell'epoca nostra, l'opera di questo americano è quan– to mai rappresentativa. Provatevi, dopo aver letto quei libri, a ricordare i volti dei cento personaggi, le loro avventure. Io, per conto mio, non vedo che folla anonima. Ricordo, sì, scene disgustose e pietose e grotte– sche, ma potrei cambiarne gli attori, e tutto andrebbe bene, o male, lo stesso : non è una folla di uomini, ma una folla di fatti. Leggi una singola sezione, e tutto sembra così aderente alla realtà, che p i ù incisivamente non la si sarebbe potuta presentare; ma alla l u n – ga quella che sembrava icastica precisione s'oblitera in un'impres– sione farraginosa, proprio come in un photomontage messo insie– me con ritagli d'istantanee e di giornali. A questo, s'immagina, non poteva non condurre la tecnica dell'autore, che appunto u t i l i z z a frammenti di giornale presentati in modo significativo, e taccuini di reportage. Conversazioni gittate g i ù come vengono, istantanee prese per strada, come la gente passa, testate di edizioni straordina– rie, fattacci di cronaca, pistolotti di politica capitalista, annunzi di p u b b l i c i t à : Dos Passos ritaglia, inserisce, giustappone, incolla, e tutta quest'iride di colori sgargianti, messa in moto, dà i l grigio. M a questo grigio non è tanto un effetto involontario d'una tecnica • troppo brava che a forza di pittoresco uccide il colore, quanto u n fedele spettro di un mondo grigio, d'una società grigia, troppo

RkJQdWJsaXNoZXIy