Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

6 8 2 U. Bernasconi - Parole alla buona gente Si è responsabili anche del proprio grado d'intelligenza; per– ché anche questa nasce da uno sforzo preliminare di tutta l'anima verso la verità. : : < • ; ?V Quando si parla della « seconda ignoranza » (quella che de– riva dall'aver compiuto i l ciclo dell'indagine) non è da intendere sia necessario per giungervi percorrere, ad ognuno, tutto lo scibile u m a – no. N i u n o p i ù v i arriverebbe. M a ad ogni uomo è necessario una certa somma di esperienze e indagini (studi) a saziare la sua nativa c u p i d i t à ; oltre la quale egli si ritrova in quella ignoranza consa– pevole, che è la condizione di un'anima pacata. Per giungervi bastano a Socrate poche nozioni; ce ne v o – gliono a Goethe moltissime. . O g n i malattia è una domanda : una nuova esigenza che l a natura pone allo spirito. Risanare, è appagar la richiesta. T a n t o è i l valore del pensiero teorico per un proficuo operare, che talvolta p u ò dare buon frutto anche la p i ù balorda delle teorie, che è quella : N o n teorie ma fatti. È assurdo invocare il « fatto compiuto », p o i c h é i fatti non sono mai compiuti. P u r di proseguirsi generano ciascuno i l suo o p – posto. . N o n sempre è una maschera quel miglior aspetto che di noi diamo nel commercio con gli estranei, in confronto a quel che siamo tra' familiari. Sono le scosse insolite che liberandoci qua e là dalle incrostazioni dell'abitudine e della rilassatezza quotidiana, fanno talvolta rilucere i l nostro vero viso. L'oscuro che ci avvolge non è dissipabile. Pure i lumi dell'in– telligenza ci rischiaran, tratto tratto, quel tanto di strada che ci permette di procedere. C o s ì la macchina fende la notte precipitandosi di continuo nel breve raggio che proietta da sé. U G O BERNASCONI. i

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