Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

Parole alla buona gente Ciascuno ama di avere una particolarità; sia pure una deficien– z a , purché lo diversifichi dai molti. Conosco un daltonista ch'è fiero di veder tutto i l mondo viola. Impossibile tracciare un confine tra zelo al bene e amor pro– prio. Posson talvolta le donne consigliar l'uomo a v i l t à : ma sem– pre sono pronte ad ammirarlo se non le ascolti. I l p i ù vero castigo di chi compra le lodi è ch'egli finisce col credere alle lodi pagate. Impossibile prestabilire ad alcuno i l limite delle esperienze u t i l i ; e nessuno p u ò sapere se patisce di vertigine prima di essersi affacciato sull'abisso. Appunto perché tutti gli stimoli di natura sono al mutare, l ' u m a n i t à dell'amore è nel tener fede. Certa lucidità di giudizio nel giudicare i familiari non è i n – vero che aridità d'affetti. L'ipocrisia necessaria non è più ipocrisia. V e r i t à non è che l'immagine intellettuale della necessità. C h i , con molti sforzi, uccise dentro di sé la passione, ne por– ta poi smarritamente i l duolo. h Resiste al duro presente chi sente di avere per sé l'avvenire. Spetta proprio ai mediocri i l farsi giudici. . ' - A i buoni, l'errare facendo. I l pericolo del voler intender tutto è di non intender p i ù la differenza tra bene e male. O r a è proprio questa differenza che dà la misura di tutto i l resto. Nessuno ha mai perso la testa che non la volesse perdere. Anche nel maggior travolgimento di passione c'è sempre un istante, avvertibile, in cui la v o l o n t à ha detto sì. 34.* — Pègaso.

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