Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

6 7 0 A. Zottoli * - Il centenario dell'Ariosto fu una meretrice. Sembra che nel discorso del santo dell'Apocalisse l'incerto e inafferrabile riso d e l l ' i r o n i a , per fissarsi, si t r a s f o r m i i n una negazione, anzi i n una negazione pessimistica che invade t u t t a la v i t a . T r a la gloria, suprema e costante aspirazione dell'epoca, e la poesia che la conferisce, si rivela u n legame d i volgare v e n a l i t à che abbassa l'una e l ' a l t r a , togliendo l o r o o g n i consistenza reale e m o – rale. M a anche q u i la cosa ha due facce. S. G i o v a n n i nel m o n d o f u scrittore e conscio delle miserie degli s c r i t t o r i ; ma nel paradiso ter– restre è u n personaggio del « Furioso » che assolve u n suo c o m p i t o nel complesso del poema. A r i o s t o riconosce quanto n e l l ' o r d i n e so– ciale del tempo fosse misera la r e a l t à d i quella professione d i poeta a cui aveva dedicata t u t t a la sua esistenza; ma lo riconosce i n poe– sia, cioè nell'esercizio stesso d i quella professione. I n quel r i c o n o – scimento, i l poema, ridendo, dopo aver riso d i t u t t o , anche d i se stesso, fa la confessione p i ù esplicita della sua natura. Guardato d a l – l'altezza del paradiso terrestre, t u t t o t r o v a la sua interpretazione giusta, t u t t o , anche quelle a d u l a z i o n i smaccatissime che, per sé pre– se, ci i r r i t a n o tanto e tanto ci annoiano. A r i o s t o ha sempre v o l t o la parola a I p p o l i t o d'Este, sia p e r c h é così credeva d i provvedere ai suoi interessi, sia p e r c h é l'adulazione cortigiana era uno dei m o t i v i letterari del tempo da cui n o n poteva prescindere. M a I p p o l i t o n o n è l ' u d i t o r e ideale del « Furioso » ; p i u t t o s t o fa parte della materia d i esso, e facendone parte, è anche l u i , assieme col resto, messo a posto da quel riso d ' i r o n i a che pervade e alleggerisce t u t t a la com– pagine del poema. I suoi u d i t o r i ideali i l « Furioso » l i sceglie da sé dopo che è finito. Quando sta per cominciare i l suo u l t i m o canto, A r i o s t o l i t r o v a riuniti ad attenderlo come si attende chi t o r n a da una lunga navigazione, visto che anch'egli è andato l o n t a n o dalla sua patria ed ha visto cose lontane da quel che già credeva. Sono poeti, letterati, belle donne che, avendo chiaro i l lume del discorso, n o n sono, come l o sciocco v u l g o ignaro, capaci d i negar fede alle sue parole. Forse son coloro che possiedono i s i n g o l i elementi dal concorso dei q u a l i è nato i l « Furioso », ed egli, dopo averne col suo genio attuate nella meraviglia del poema le c o m u n i aspirazioni, si compiace d i vederne i n una compagnia ideale r i u n i t e anche le persone. A NGELANDREA Z O T T O L I .

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