Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

C . LINATI, Concerto variato 7 6 3 di nuvoli piumosi e piovani... I l platano regna invece nel mio spirito sopra un paese di chiara nobiltà e grandezza. Le sue frondi sono navate e tettoie. I l sole filtrando tra gli spiragli delle sue foglie larghe depone medaglie sulle groppe delle bestie e sui visi dei contadini. A mezzo no– vembre le sue foglie se ne van via in gran tempesta d'uccelli ». Sono pian– te, sì, alberi, ma già voltati al morale. E mi pare la migliore novità del libretto sia proprio qui; in una moralità più frequente come di chi vivendo sia venuto acquistando sag– gezza; e anche nelle nature, nelle campagne, nei « verdi » veda ora un riflesso dell'uomo. Questo ultimo Linati ha spesso occhio ironico e ta– lora quasi gnomico, come quando intitola lui Lite in famiglia quel ba– raccone dellafieradove si tirano le palle di straccio alle bottiglie posate sui tavolini, le cantoniere e la console di un tinello borghese. « Grande ed inconscio psicologo era stato l'ideatore di quel bizzarro tiro di precisione! Pareva che ciascuno dei tiratori, colpendo quelle forme domestiche volesse vendicarsi di un'antica e triste vita di famiglia sopportata per anni ed anni con la supina rassegnazione della giovinezza, che sferrasse colpi con– tro l'immagine di un suo passato mediocre, contro l'uggia delle sottomis– sioni lungamente durate, contro la tirannia della casa che toglie ali ai desideri e forza all'ardimento ». E come dal vivere ha. tratto esperienza l'uomo, così dall'esercizio del– l'arte Io scrittore ha imparato qualcosa : ora sarà un più maturo giudizio, ora un segreto di mestiere, ora una di quelle verità piane che per esser tali molti ci mettono sopra i piedi senza neppure vederle. E d ecco Linati, scrittore già di cenacolo e d'eccezione, che dice : « l'artista produce meglio quando l'opera gli è imposta da certe esigenze, o gli viene suggerita o anche commissionata ». I l manzoniano sente ora nel Manzoni (ed è un'attrattiva di più) ma « delicata ambiguità » ; poiché nel Manzoni c'era l'artista e il cattolico cioè « un istinto che porta al diavolo e un'aspira– zione che porta a Dio ». L o scopritore e il traduttore un po' raro che fu Linati ora confessa : « Farò inorridire certi miei colleghi in belletristica dicendo loro che le opere letterarie straniere io amo in generale goder– mele in buone traduzioni nostrane, pur avendo la possibilità di legger– mele nel testo... M i piace vedere il nostro spirito allargarsi ed accogliere sensi, fantasmi e suoni efiguree immagini che gli sono insoliti e la lingua snellirsi e arricchirsi in queste prove, a tutto suo vantaggio ». (Poiché è così facile dir male di traduttori e di traduzioni, ecco che Linati ci ha offerto qui uno spunto, e mi par nuovo, per dirne bene). E agli amici più giovani regala questo avviso : « È inutile che stiano tanto a lambic– carsi il cervello per scoprire nuovi metodi di stile, di forme e di cadenze per rifuggire dal gusto comune. T r a poco il Filisteo rapace se ne impos– sesserà e le farà sue. Domani la musica di Strawinsky sarà sugli organetti, i ragionieri scriveranno alla Cocteau e le signorine dipingeranno come Picasso. L'unico modo per rendersi inattaccabili all'imitazione del volgo è operare secondo verità ». Sono saggezze e moralità nuove in Linati che sembrava scrittore affidato molto o tutto a un dilettantismo di stile o di istinto. I n questo libretto ci sono dunque granelli di un sale, che do– mani potrebbe servirgli anche di più... PIETRO PANCRAZI.

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