Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

7 5 2 N . R O S S E L L I , Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano zione dei posteri, è terribilmente prosaico. E dell'essere così non si deve far colpa allo storico. È la realtà che, come dicevo, reagisce alle rappresenta– zioni fantastiche e le distrugge. Egli fu, tra l'altro, un patriotta occasio– nale e la sua vita fu un'avventura, che ebbe come prima spinta la passione amorosa. Forse il solito lettore medio deve restare anche male disposto a capire e scusare un uomo, che aveva corso pericolo di finire tragicamente per una donna non sua, che era poi fuggito con lei, e un giorno aveva po– tuto lasciarla e rassegnarsi a saperla amante amata di un amico, col quale continuò a intendersi cordialmente, per riprenderla infine, conviverci e averne anche una figlia. Profugo per amore, il Pisacane non ebbe immediatamente altro pro– gramma che procacciarsi il pane quotidiano e finì coll'arruolarsi a Parigi nella legione straniera per andare a combattere nell'Algeria. G l i avveni– menti italiani del 1 8 4 8 svegliarono nella sua anima il sentimento di più alti doveri. Partecipazione alla guerra di Lombardia; ferito, profugo a Lugano, capitano nella divisione lombarda in Piemonte, finalmente alla difesa della repubblica romana. Concezione di piani militari arditi : uno ne suggeriva al Bava prima di lasciare i l Piemonte; a Roma proponeva una marcia degli eserciti collegati delle tre repubbliche italiane su Napoli, oc– cupazione del Mezzogiorno, unione delle forze di mezza Italia per sca– gliarle contro i superstiti eserciti del Piemonte e dell'Austria in lotta tra di loro. L'Italia redenta da una guerra rivoluzionaria. Sogni che qualifi– cano.l'uomo e ne spiegano l'azione futura. Caduta la repubblica romana, ricominciò il pellegrinaggio: da Mar– siglia in Svizzera e poi a Londra. Le sue pubblicazioni sugli eventi bellici del 1 8 4 8 - 4 9 , a prescindere dalle ardenti polemiche che suscitarono, furono una pubblica manifestazione della sua fede inconcussa nella guerra di po– polo, preparata da una propaganda insurrezionale col centro del movi– mento nel Mezzogiorno : idea fissa che aveva la sua ragione in lui mili– tare napoletano transfuga dall'esercito borbonico. Nell'esilio di Londra intanto il Pisacane aveva trovato messe abbon– dante per dare più ampio sviluppo al suo programma. Certe idee ancor vaghe di trasformazioni sociali che, nella dimora parigina del 1 8 4 7 , aveva raccolte da dottrinari e dalla propaganda orale e scritta, venivano ora ac– quistando corpo mediante i contatti con i capi della democrazia francese profughi anch'essi. Certo è che egli lasciava l'Inghilterra convertito al so– cialismo e preparato ad innestare (forse sarebbe più esatto dire addirittura sostituire) allo scopo politico della sua attività rivoluzionaria lo scopo so– ciale. I n sostanza al mutamento egli era indotto, come cercherà poi di di– mostrare con la « Guerra combattuta » scritta nella dimora genovese e, ancor meglio, nei « Saggi sull'Italia » pubblicati postumi, dalla persua– sione della intrinseca insufficienza del programma puramente politico, in quanto il popolo doveva di necessità rimanere assente da un movimento, dal quale non potevaripromettersivantaggi tangibili. Insomma, egli pen– sava che il solo ideale di patria e di libertà era inadeguato a soffocare gli egoismi di classe; e di qui il fallimento della rivoluzione italiana. I l che, se teoricamente poteva avere un'apparenza di verità e creare speranze sul– l'efficacia di un'idea forza che avrebbe portato alla rivoluzione il contri– buto entusiasta delle masse, in realtà nascondeva un grave pericolo, — e lo rileva ottimamente il Rosselli, — perché la prospettiva di movimenti a.

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