Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

V . USSANI, Storia della letteratura latina ecc. 7 5 1 ranno ragione all'autore, quando afferma che « Virgilio guarda alla na– tura attraverso Teocrito, che, per quanto sia naturale, non è la natura stessa ». Per fortuna, l'Ussani scrive poi una bella pagina sul sentimento della natura nelle Georgiche; e poco importa ch'egli ceda alla tentazione di far risalire il sentimento lirico e religioso della natura in Virgilio alle origini celtiche del poeta. Infine, neppure si potrà dar ragione all'autore, quando, seguendo una curiosa idea dell'Ullmann, vuol ritrovare nella Catilinaria sallustiana lo schema del dramma greco, con un prologo euripideo, una parodo, tre episodi, tre stasimi, un epilogo. Sallustio è uno scrittore drammatico, ha fantasia, stile, animo di poeta tragico. Ma c'è proprio bisogno, per correr dietro a un'illusoria analogia, costringere a forza la monografia sallustiana nei vincoli d'uno schema pedantesco? I dissensi qui espressi voglion aggiungere, non toglier valore, a un giudizio nettamente favorevole. L'opera dell'Ussani è di quelle che fanno onore alla filologia italiana; e son vivi il desiderio e l'augurio di vederla presto compiuta. GENNARO PERROTTA. N E L L O R O S S E L L I , Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano. — Bocca, Torino, 1 9 3 2 . L . 2 0 . Fuor dell'alone sentimentale, dentro il quale si compiacque di subli– marlo la letteratura del Risorgimento (s'hanno da ricordare gli epici conati di Eliodoro Lombardi e la romantica « Spigolatrice di Sapri » di Luigi Mercantini ?), chi fu Carlo Pisacane e che cosa si propose durante la sua tempestosa vita di esule e di cospiratore? Poeti e storici generalmente non sono persone fatte per intendersi : tanto quelli s'affidano al giuoco della fantasia, quanto questi sono scetticamente aderenti alla realtà e vogliono tutto vedere e investigare con la freddezza di notomisti. Così avviene che tante visioni e figure poetiche sfumano, e le grandi gesta perdono il sapore eroico e gli eroi ridiventati uomini scoprono le loro debolezze e i loro er– rori. Era perciò naturale che anche per il Pisacane, al quale pur s'era fatto credito d'un preminente patriottismo tra i fervori del socialismo, suonasse l'ora della revisione. Non mi si fraintenda. I l libro del Rosselli, ben fatto, accurato, pia– cevole a leggersi anche, non è affatto opera che pregiudizialmente si pro– ponga di demolire l'idolo Pisacane. Anzi, si sente ad ogni pagina di esso un indulgente desiderio di esaltare l'uomo, di metterne in buona luce l'a– zione, di giustificarne i difetti e i traviamenti. Ma ciò non toglie che il let– tore medio, vale a dire quello che dell'idolo conservava ancora tutta la cal– da e suggestiva illusione, resti con un po' di pena, come un credente, a cui si tolga con argomenti di ragione la fede. Per il lettore avvezzo alle sor– prese che riserva di tanto in tanto lo scandaglio nelle acque meno mosse della storia è tutt'altra cosa. Questo Pisacane « positivo » e « profeta suicida », che « inconscia– mente oscurava agli italiani il senso prezioso delle sue intuizioni e delle .sue profezie..., dando un calcio solenne » ai principii e ai metodi profes– sati proprio con quella spedizione che lo circonfuse di gloria nell'ammira-

RkJQdWJsaXNoZXIy