Pègaso - anno V - n. 3 - marzo 1933

• F R A N C E S C O S A L A T A , Oberdan siasi amplificazione rettorica. « I n nessuna di queste pagine, — disse nella Prefazione, — ha parte anche m i n i m a i l l i r i s m o » ; e fece da sé, non v o – lendolo, l'encomio dell'opera sua. N o n è certo i l caso d i n a n z i a questa nuova edizione, che si potrebbe chiamare popolare, di soffermarsi a parlare dell' Oberdan del Salata, tanto p i ù che l o stesso autore, non avendo « avuto da mutare né fatti né giu– d i z i ! », ci assicura anche che « i n quasi dieci a n n i n u l l a è venuto i n luce ad aggiungere una sola linea al quadro allora tracciato della breve v i t a e della gloriosa morte del Martire o di quel triste e travagliato periodo del– la storia italiana ». M a conviene pure avvertire, specialmente per chi n o n h a avuto occasione di conoscere l'opera nella edizione maggiore ormai pressoché esaurita, che i l titolo laconico Oberdan rivela solo i n parte ciò che il libro contiene. I l Salata, a necessaria integrazione della v i t a e del processo del giovine triestino, ha esposto con d o v i z i a di i n f o r m a z i o n i , le vicende dei movimenti irredentisti e della politica italiana nei rapporti con l ' A u s t r i a i n quanto esse vicende h a n n o connessione con i l processo oberdaniano. E quei movimenti e questa politica ( l a politica soprattutto) h a n n o un interesse storico che trascende d i gran lunga l'episodio glorioso, argomento principale del libro. Veramente angosciosa la situazione dei governi d'allora costretti a reprimere anche con la forza le manifestazioni popolari dopo i l nuovo affronto austriaco; a imbastire processi contro i complici del condannato e contro i dimostranti, che venivano però assoluti dalle C o r t i di A s s i s e ; a subire rassegnatamente le imposizioni d'un governo straniero; a difen– dere i n Parlamento una politica contraria al sentimento nazionale. V o g l i a m o credere e dobbiamo credere che anche quei nostri u o m i n i politici, ai quali spettò l'ingrato obbligo di rinnegare i d i r i t t i italiani sulle Provincie irredente ( a l primo posto sta proprio uno dei teorici del principio di n a z i o n a l i t à , Pasquale Stanislao M a n c i n i ) , abbiano sentito internamente i l dolore e la vergogna degli atti compiuti e delle parole pronunziate, a l pari dei loro colleghi che, come lo Z a n a r d e l l i e i l B a c c a r i n i , preferirono d i abbandonare i l seggio d i ministri. M a che farci? L ' I t a l i a d i quegli a n n i e degli a n n i che seguirono non poteva permettersi, debole e inerme com'era, un contegno non diciamo offensivo, ma neppur contrastante con la v o l o n t à della potente alleata. E sarebbe ingiusto attribuire la colpa d i quanto avvenne a questo o a quel ministro, anche se, leggendo le pagine del Salata, viene su spontaneo dal fondo dell'anima u n senso di disgusto e d i mortificazione. Stato d i necessità imposto a chiunque aveva sulle spalle i l peso del potere. « Nessuno dei governi che si succedettero dal 1 8 8 3 al 1 9 1 4 , scrive i l Salata, a n d ò immune da questo peccato; neppure q u a n – do furono retti da coloro stessi che avevano denunziato i n pubblico so– lennemente la debolezza, l'acquiescenza, l'insensibilità del Depretis e del M a n c i n i ». I n A u s t r i a però l'ombra di quel morto d i capestro fin d'allora fece paura. I l R o b i l a n t , nostro ambasciatore a V i e n n a , scrisse essersi colà for– mata la persuasione che, venuto il giorno della prova, « invece di averci a fianco ci troverebbero a fronte schierati coi francesi insieme con gli av- yersarii di tutti i paesi stretti a combattere la G e r m a n i a e l ' A u s t r i a coa– lizzate ». E durante e dopo l a guerra, gli storici germanici e austriaci riconobbero anch'essi che la T r i p l i c e alleanza era nata sotto cattivi au-

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