Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

482 A. Mornigliano - La poesia di Ugo Betti sogno ,d'amore non è più tessuto in un mondo indefinito, ma in quello ben reale e ben determinato di una, bella ragazza, del popolo. C'è, dunque, nel secondo volume un'originalità più cosciente e una, maggior vicinanza, delle liriche tetre con quelle serene. Gli elementi derivati da reminiscenze letterarie sono eliminati con maggiore conti• nuità, e quella visione soli.da a cui Betti tende con una, risolutezza crescente, è qui una caratteristica costante di tutti i suoi motivi. Que– sta tendenza .alla solidità e all'essenziale, questa, spinta a, concepire anche i sogni con linee intagliate, lo ha indotto a, spogliare sempl'e più il suo .stile, a impregnare di colore e di senso le sue parole. Insieme lo ha indotto a perfezionare quel suo ritmo, di cui si potrà trovare, in quakhe poesia popolare e in qualche esempio letterario, un preannun– zio, ma nulla più. Il suo ritmo non si può ridurre a schemi, eppure ha un'andatura che non si dimentica: bisognerebbe studiarlo a fondo per rendersi ragione della sua, intima conformità con l'ispirazione sèl– vaggia della, poesia di Betti. Nessun poeta dei nostri giorni ha mai mirato con tanta costanza e con tanta forza verso una poesia senza morbidezze, tutta impeti dominati, tutta alacrità e tutta nervi. Per questo riguardo le poesie serene e quelle tetre sono oramai stilisticamente simili : ma credo che si debba ricono– scere nelle ,seconde, nonostante l'imperfezione che in quasi tutte rimane ·e nonostante il pericolo d!;llla ripetizione e dell'iperbole, il segno di una personalità più potente. Questa personalità mi sembra innegabile, ed è, in una direzione sti– listica e sentimentale opposta, una, delle più originali che siano apparse dopo Gozzano. La tristezza morbida o ironica che ha dominato per tanti anni la nostra poesia, si è mutata in un piglio gagliardo, che impronta di ,sé così le fiabe come le liriche fosche. Con Betti, più che con altri, rientra la forza nella nostra lirica, la ma,schera virile. Quel tanto di incompiuto o di incerto che vi rimane, non toglie il significato a que– st'opera. Betti ha una lucida coscienza di sé: è facile che egli riesca a rinchiudere le sue liriche in un disegno sempre più netto e a rigettare le poche scorie letterarie che anc6ra gli restano. ATI'ILIO MOMIGLIANO. BibliotecaGino Bianco

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