Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

La poesia di Ugo Betti 4-81 tra.bile e immane: « Dio con la sua mano ghiaccia Tocca la terra come una faccia » 1 ). Tutte queste liriche hanno, a tratti più o ml;\no lunghi, una potenza monumentale, una gravità, un peso, una tecnica a colpi di pollice si– curi e veloci a, cui non sia;mo abituati. Mancano, quasi ,seJilpre, la per– fezioae delle giunture e la c-0ntinuità di quel fari;\ asciutto e duro; e spesso quella grandiosità squallida trasmoda nel barocco. Solo Peccato originale mi sembra contenuto in una linea perfetta. La più lunga di queste liriche, Canto di operaf,, è quf\lla dove questi difetti sono più evidenti. E, in certo modo, la continuazione di Pe.ccato originale : rap– présenta l'opera pertinace e titanica dell'uomo che doma la terra per– ché tale è il suo dl;\stino, ma senza speranza: a questo lavoro, a questo grande stento senza frutto non seguirà che la morte. Tutto il canto è come un monumen_to appena squadrato, l'immagine, - anc6ra ·tumul– tuante, - di quello che per Bett.i è la vita. Accanto a questo poeta impietrito dallo sgomento ce n'è un altro che dimèntica ]a sventura nel regno delle ,fiabe. Quanto sono ostili e impenetrabili le architetture de' suoi incubi, altrettanto sono li~vi, nel Re pensieroso, i paesaggi delle sue réver·ies. « Una sciarpa colore del cielo Tutta ricamata di stelle Inargenta i palazzi e gli archi, Si gonfia col vento E bisbiglia E s'impiglia Nelle cancellate dei parchi.. .. »; « In– tanto la notte cammina sul mondo Come un profondo azzurro fiume.... Passano i sogni, come nave senza lume» 2 ). Spesso, appunto, la fiaba nasce dal paesaggio : come accade per La principessina cieca, dove quel- 1'attesa di tutte le sere, della povera principessina che s'illude che sia arrivato il suo corteggiatore sconosciuto, sarebbe .senz'atmosfera e senza incanto, ,senon fosse sprofondata nella solitudine magica della notte: « E ad un balcone solè sole Se ne vanno le due ·sorelle, Poi si dioono lievi parole ,Sotto le dondolanti stelle». Cosi accade per l'idillio della fata Fiorediselva e del principe Risodisole., tutto immerso in una serenità di prima sera. Sono queste li\ liriche in cni Betti canta una felicità senza perché. Nelle Canzonette queste poesie si fanno meno lievi nella trama narra– tiva, nei particolari descrittivi e nei metri; si avvicinano aJ fare più concreto della lirica e della fiaba popolare e al modo reciso dei compo– nimenti pessimistici. Anche il paesaggio è trasformato da quella mu– sica più rapida e più definita. Anzi di solito non ci sono più veri pae– saggi da féerie, ma alcuni tocchi, quelli che bastano a perfezionare ]a fiaba. ,Se prima il protagonista era l'ambienti;\, il paesaggio, ora il pro– tagonista è piuttosto il personaggio. Così accade ne La bella addor– mentata, nella Ninna nanna, nel Bagno della fata, motivi trattati, non con l'abbandono del sognatore sentimentale, ma con una sveltezza popolare, con l'alacrità del poeta che si sente rinnovare lo spirito tuf– fandosi nel regno della fantasia. Meglio che altrove si vede questa ma– niera nuova in Gaterinella. fiaba filata con funta vivacità, e in cui H 1) La terra. 2) La 11avedei sogm. 31. - PAgaao. BibliotecaGino Bianco

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