Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932

LETTERA A MICHELE BARBI, PEL SUO DANTE. Ho finito adesso,· caro Barbi, di leggere nell'Enciclopedia Italiana il suo Dante. Venti pagine, e c'è tutto: storia e critica, l'uomo e il poeta, la fede di Dante e i dubbi, gl'impeti e le pause, le -speranze e gli scon– forti, la ,saggezza e le mancanze, la sapienza e gli errori, e quanto la poesia di lui deve a questi che noi a distanza di seicent'a.nni possiamo credere errori e mancanze. Nella limpida pacata condsa scrittura è una lealtà d'amore che non ha bisogno d'esclamativi per rivelarsi al lettore: l'amore d'uno che a Dante ha donato l'intera vita e, potesse, ricomince– rebbe. E. nei giorni scor,si avevo sfogliato la Vita Nuova ch'ella ha pub– blicata adesso nell'edizione nazionale delle Opere di Dante dedicando questa che è stata la sua stupenda fatica di tanti anni a due amici an– che per me indimenticabili, Parodi e Pistelli; e m' indugiavo nelle note dove onnipresente dottrina, sottilissima acutezza e sereno buon senso provano che scienza e che arte sia la filologia e come vi si eserciti ogni facoltà quando il filologo sia non uno scheletro d'erudito ma un' intel– ligenza e una volontà addestrate e tese a cercare dietro la parola, den– tro la parola, la vita, posto che ancora, di tutti i fatti e modi dell'uomo, nessuno, quanto la ·parola, gli aderisce e lo scopre. E forse per questa ragione ella s',è scelto Dante, il più netto e schietto dei nostri, ché a ri– trovare tra piµ lezioni e varianti la vera parola di lui deve essere come sentir ripalpitare un cuore. Eppure queste pagine cosi fervide e, insieme, cosi meditate, ora che le ho chiuse, mi sembrano lontane, scritte per noi lettori d'un'altra epoca, quando il tempo si misurava ad anni e decenni, non a minuti se– condi col cronometro dei giudici delle corse sulla linea del traguardo. Voglio dire che ormai, se non sbaglio, s' incontrano, in Italia e fuori d' Italia, pochi scrittori capaci di votarsi cosi a un uomo, altissimo e unico ma, non si può negare, morto, e alla poesia e alla· bellezza che altri per secoli hanno ammirate, godute e quasi logorate, e anch'essi sono poveri morti. Oggi si vuole un mondo tutto nuovo, alba ed au– rora, mai veduto prima, incomodo magari e, poiché ,;i è poveri ma fret– tolosi, già nudo e, poiché si è fanciulli, anche balbuziente,· ma insomma n_uovo,~e_rché siamo nuovi noi per una sola e indiscutibile ragione, che siamo v1v1.Nuovo, nuovo: nna parola che a forza di ripeterla può sem– brare perfino sinonimo di giovane. È il carattere più cospicuo dell'età nostra, e dallo stordimento della guerra in qua ogni anno e ogni ma– lanno l'hanno provato meglio : negare la continuità tra il passato e l'avvenire, diffidare dell'intelligenza che in un baleno, con un colpo BibliotecaGino Bianco

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