Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

214 A. Panella l'Italia. Invece lo aspettava la ingrata sorpresa di apprendere che le sue lettere per opera del capitano Bandi~ra, avevano preso la via di Vienna. Allora lo assalse come scrive in questa lettera agli Arconati, l'ansietà che egli potesse 'apparire agli occhi dei suoi amici trascurato e insensibile ai richiami del cuore. E lo scrisse contemporaneamente all' Andryane, domandandosi desolato: « mais les autres amis pour qui mon coeur est plein de reconnaissance, et parmi eux mes chères Arco– nati, m'auront-ils jugé avec autant d'indulgence? ». Renda lui a co– storo testimonianza del suo affetto, inviando anche qualche brano della ·sua lettera. Era oramai un ruder o d'uomo fisicamente e spiritualmente. Il mo– mento più triste e for.se più terribile della sua esistenza era .stato quello del ritorno alla vita: cc moment dans lequel mes blessures, que rien ne saurait cicatriser, se rouvrirent à tel point et avec une telle force que j'ai regretté plus d'une fois la muette et assoupissante douleur de Spiel- . berg ». Il presente vuoto, l'avvenire senza speranze. Unico sollievo: tuffarsi con la mente nel passato, che era poi un correre dietro dispe– ratamente al fantasma di colei che era stata la compagna fedele dei giorni migliori, che aveva spetrato con le sue lacrime il cuore del torvo Imperatore e aveva salvata a lui la vita; ma non l'aveva aspettato. Ora non gli restava che chiedere la carità di un po' d'amore a quelli che erano stati i loro comuni amici e nei quali poteva ave r l'illusione di ritrovar qualche cosa: un pensiero, un rimpianto, for.se l'ombra d'un Ticordo della sua Teresa-. In America il Gonfalonieri trovò accoglienze caJorosissime e per avere un po' di tranquillità e di riposo non gli giovò neppure trasfe– rirsi da un luogo all'altro. « Qui, - scriveva al cognato Camillo Casati il 13 giugno, - si volevano anticipare alcune pubbliche feste perché potessi assistervi; là mi si davan diplomi di Accadflmie e di Oollegi, o mi si mandavan da lungi dove non mi proponeva di passare; altrove .si chiedevan di straforo al mio compagno dei miei grigi capelli; in altro luogo si voleva che toccassi, benedicessi o baciassi i lattanti ed i pargoli. Insomma per tutto ove non mi riusciva di passare incognito, e per un verso o per l'altro veniva discoperto, era un feinomeno poli– tico morale abba;stanza rimarchevole il vedere l'entusiasmo che v'ec– citava quello che qui chiamasi il Ma,rtirio per la causa del migliora– mento dell'Umanità». A ,richiamare l'attenzione sopra di lui contribuì appunto il libro del Pellico che egli, - come scrive al cognato e ripete nella lettera che pubblichiamo e in un'altra mandata in quei giorni allo stesso Pel– lico, - trovò largamente diffuso dappertutto anche in località inospi– tali e in selvagge capanne. E possiamo aggiungere questo particolare interessante, togliendolo dal capitolo che Giovanni Sforza nel suo libro Sil":io PelUao a Venezia (R.. Deputazione veneta di Storia Patria, Ve– nezia, 1917) dedica al ritorno dallo ,Spielberg e al felice successo delle Mie Prfgioni: l'edizione americana, naturalmente in lingua inglese, era uscita due anni prima e ne era stato destinato il profitto al Ma– Toncelli. Rivincita più grande i sopravvissuti dello .Spielberg non av,rebbero potuto prendere. E perdoniamo pure aU' Austria degli Asburgo, così BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy