Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

182 F. Moroncini quell'angelica sembianza onde era stato avvinto e innalzato con stupendo incanto in un'atmosfera di sogno e di felicità sovrumana. A Carlo, l'amico suo sviscerato più che fratello, col quale non aveva mai avuto un segreto, egli aveva scritta una lettera ove gli svelava le ragioni e i casi dii questo misterioso viaggio. iMa poi, pen– titosi, aveva distrutto la lettera, limitandosi a chiedergli in grazia il permesso di tacere intorno a questo << lungo romanzo, molto do– lore e molte lagrime )), che a lui costava un acerbissimo esilio e la rovina delle sue scarse :finanze, e promettendogli di parlargliene a voce quando, più tardi, si sarebbero_ riveduti. Anche il vecchio -Monaldo, sorpreso dli questa partenza del figlio per Roma, della quale nessun cenno Giacomo gli av~va fatto prima, avev:a almanac– cato qualche misteriosa ragione politica, temendo che in quei mo– menti, cos,ì gravidi di fatti e cosi pericolosi, il figlio fosse stato espulso da Firenze per le sue note opinioni e amicizie. 1 1\fa Gia,como s'era affrettato a rassicurarlo che non c'era nulla di tal fatta, nella sua mossa, e ch'egli poteva tornare a Firenze quando volesse: evo– leva al più presto. Ad ipotesi non meno lontane dal vero· si abban– donavano anche la maggior parte degli amici e delle amiche :fioren– tine, che, tranne pochissimi, avevan saputo ,d'ella partenza de' due sodali quand'essa era già avvenuta. iMa non tutti e. tutte erano all'oscuro di quel romanzo. Il buon Vieusseux, amico leale di en– trambi i sodali, doveva certo saperne; come abbastanza informata doveva esserne anche la princìpessa Carlotta Bonaparte, sebbene· si dolesse che i suoi amici si fossero allontanati da Firenze sei1za farle una visita di commiato. A parte di tutto era certamente la Fanny Targ-ioni, che con dispiacere non di'isgiunto da un'intima punta di gelosia doveva aver visto correr dietro a un'altra donna il bel gio– vine napolitano~ a cui ella non negava i suoi_sorrisi e favori. E come la Bonaparte augurava al Leopardi che il Ranieri non gli procu– rasse più nessuna inquietudine, così la F_anny scrivendo al Ranieri faceva affidamento sulla bontà e amicizia per lui di Giacomo, che lo avrebbe tutelato e salvato da qualsiasi eventuale mal ,passo. Giacomo rn;m mancò certo di assolvere il suo compito d'amico a tutta prova, col suo ascendente morale, con la sua vigilanza tanto più oculata ed assidua quanto più dissimulata, col sagrL:ficio della sua tranquillità, della sua salute, del suo danaro. E riuscì infatti a trattenere il suo giovine e fervente compagno da qualche pazza e ir– reparabile risoluzione. Antonio aveva interamente perduto il do– minio di se stesso: era in preda a una continua e pericolosa sovrec– citazione, acuita d'al desiderio di un pieno ed esclusivo possesso della donna, avvelenata d'alle minacce del marito di lei, e dalla man– canza di mezzi pecuniarii, ché lo costringevano ai più meschini espedienti, a dolorose rinunzie e a mal celate umiliazioni. La con– clusione fu che tanto Antonio quanto Giacomo caddero ammalati; BibliotecaGino Bianco

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