Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

180 V. Brancati - NeUa mia ombra V. Domani, arriverà l'àutunno. La spiaggia è calma, distesa con abbandono su altre cose del mondo, che con abbandono la sorreg– gono. Accanto a me, c'è la giovane Natalia, la tedesca dagli occhi azzurri. Ha le gambe un po' grosse, infantili; e se le guarda attraverso le dita. - Natalia, dove saremo fra dieci anni ? - Qui, qui! - dice ella, ridendo. - E tu sarai sempre così bella? - Più bella! . La guardo e non la comprendo. Anche in lei sento me stesso; sento che, se qualcosa di me da lei si ritraesse, ella non sarebbe che un'ombra, nulla. E anche il mare, il cielo, l'Etna .... - Su, Natalia, in etttter ! - Sì. Voliamo sul mare, con un fruscio delicato, come se tutto, più che fuggire intorno a noi, si sfogliasse .... Di nuovo penso al dramma del cortile. Perché ho dovuto udire e conoscere quel dramma? E, se non l'ho udito, perché l'ho imma– ginato? ... Il eittter vola. Natalia mi guarda. Ella mi ha d'etto, giorni fa, che voleva « darmi tutto)), prima dli partire. E io l'ho dimenticato. VI. D'un tratto, una barca a vela ci viene incontro. - Gira! - grido a N atalia 1 che tiene la barra. - Gira! Gira,! - Ma sì! Giro, -- dice ella. - Perché tanta paura '? - Non so, non so, - e mi vien· voglia di piangere. Adesso, ho l'impressione, fredda, agghiacciante, che io debba ved'ere e udire ogni cara creatura, finché non sia compiuta la sua osc?ra_ tr_agedia. Poi non vederla e udirla più; e dubitare che sia mai esistita. VITALIANO BRANCATI. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy