Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

230 P. Pancrazi cesco, dopo le opere di fra 'fomaso da Celano e di fra Leone, il Li~eUu~ Ioràani è la fonte più importante che si possieda per la ,storia d1 San Francesco e del .suo ordine l>. E il Sabatier ne rilevò il valore sin– golare soprattutto per la storia delle prime missioni francescane : « •:.•.si vede la diversità degli ambienti donde si reclutano i frati e la rap1d1tà con cui un puo-no di missionari lanciati in un paese sconosciuto, sa– pevano cliramtrsi, fondare nuo~i centri, e in cinque an~i coprire. il . Tirolo,· la Sassonia, la Baviera e l'Alsazia di una rete d1 conventi». Ma se fu grande il vantaggio che gli studi francescani ricavarono dalla Cronaèa di fra Giordano, oltre all'utile storico, il libello poteva essere considerato anche intrinsecamente e per sé. Frate di poco latino e di molta obbedienza, non mistico e neppure uomo di grandi virtù, - fra Giordano tuttavia era qualcuno. Uomo •solido, pratico, quotidiano, spesso con una venatura ilare e furbesca, la sua Cronaca può essere rac– costàta ai Fioretti un po' come ,Sancio ,sta dietro a Don Chisciotte. « Quelli tutto ardore e profumo di leggenda, questa tutta; sagacia, buon senso, coneretezza informativa». Così dice ora Luigi Pompili, un gio– vane e fine studioso umbro che ,si è proposto d'introdurre la Cronaca del frate cli Giano tra i lettori italiani. E ha ,scelto il modo migliore: dopo aver dato sul frate e la sua Cronaca tutti i ragguagli che poteva, ha voltato il latino chiesastico del libello in un italiano vivo d'oggi. Per voler bene a fra Giordano, basta restare un po' in ,sua compagnia. E questo è uno di quei libretti che non ispirano gran discorsi, ma p,iut– tosto il desiderio di trovargli altri affezionati per leggerlo insieme .... Quando il veeehio missionario ottantenne si provò a riordinare nella mente la sua vita, e a dettare le sue memorie, un tema, un argomento gli s'impose su tutti : le missioni. Questo è il polo a cui convergono tutti i ricordi di fra Giordano. Giovane anc6ra, nella sua valle spoletana, fra Giordano aveva ascoltato i racconti dei primissimi missionari. Nei ricordi del veechio quei lontani racconti ora s,i riassumono spesso in un solo particolare, un aneddoto. Sembra di vedere una di quelle ~tampe fratine dove tutti i frati di un convento, tutto un Coro, tutto un Capi– tolo, dal novizio al guardiano, hanno un gesto solo. « I frati che vennero in Francia, interrogati se fossero Albigesi risposero di s:ì, non compren– dendo che cosa gli Albigesi fossero e ignorando che erano eretici, e così quasi come eretici furono riputati >>. In Germania: « Ignoranti della lingua, interrogati se volessero essere alloggiati, mangiare e simili ri– sposero ia; e cosi da tutti furono accolti benevolmente. E vedendo che per quella parola ia venivano umanamente trattati stabilirono che s.i dovesse rispondere ia a qual si foss·e domanda. Donde accadde che, in– terrogati se fossero eretici e ,se per tal ragione fossero venuti, e cioè per infettare la Germania e pervertirla come era avvenuto della Lombardia, e avendo risposto il solito ia, alcuni furono battuti a sangue, altri im– pri~o1;1ati, ed altri, spogliati ignudi furono portati in giro e ridotti con ludibri~ a spettacolo delle folle». E così la Germania restò per qualche tempo 11 terrore dei missionari francescani· da andarci soltanto chi ave~se sete di 11;1-artirio.Né furono molto migliori le accoglienze che i frati trovarono m Ungheria-: « .... i pastori li assalirono coi cani, e ca– povolte le punte delle lancie senza far parola ma ostinatamente li per- BibliotecaGino Bianco

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