Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

130 D. Valeri cervello la pura luce d'ello spirituale, che si leva e sta sul reale come la dantesca fiamma su le cose unte «.... Car j'enstalle, par la science, - L'hymne d'es coeurs spirituels - En l'o~uvre_ d~ ma patience .... ))). A capo delle due correnti, al punto m cm s1 dipartono l'una diall'altra, porrei Baudelaire, il grande lago ge– neratore, in cui le acque sono anc6ra confuse insieme, indifferen– ziate ricche di tutti i moti e gli splendori e le, potenze dell'avve– nire 'e pur raccolte in pace : nella pace della perfezione estetica, cio/ dell'espressione raggiunta. Si potrebbe, d !i.co ,'---risolverebri_l– lantemente il problema che ci sta davanti passando lo stracc10 su la lavagna: una poesia francese d'oggi, esiste soltanto come derivazione, conseguenza, echeggiamento della_ poesia francese del– l'altrieri, non già da sé e per sé. Ma sarebbe, appµnto, una so– luzione troppo brillante; che lascerebbe artificiosamente da parte gli elementi originali, sian pur modes.ti , dei poeti d'oggi: quei soli elementi cioè che c'importa veramente dli rilevare. Ammettendo come verità certa che non c'è oggi in Francia un poeta iniziatore d'una nuova éra, o anche soltanto d'una nuova stagione poetica (ma si sa bene che un Baudelaire o un Rimbaud, o anche un Mallarmé, o anche, mettiamo, un Verlaine, non na– scono tutti i giorni), resta da vedere se non vi sia qualcuno che abbia saputo dire, comunque, una sua parola di poesia : sua, an– che se non novissima. Un'opera ,di poesia si giustifica abbastanza quand'è poesia, senza che debba esser necessariamente grande e del tutto nuova. Nuova in qualche modo sarà sempre, se è poesia .... D'altra parte sarebbe da dire che lo sforzo di far del nuovo a tutti i costi è troppo spesso in– dizio di stanchezza, d'esaurimento, di vuoto della fantasia; e che un tale sforzo è il carattere più -vistoso,_anzi ostentato addirittura, d'ella poesia francese del dopoguerra. ,Ma su ciò torneremo più tardi, al momento di tirar le somme. . Una cosa, invece, si vuol anc6ra osservare preliminarmente, edl è che, mentre i :inaestri della second'a metà dell'ottocento sono pre– senti sempre a tutti gli spiritt, e viventi in tutti· i cuori, i poeti che stanno a cavallo tra l'otto e il npvecento sembrano, più che su– perat!, cancellati fin anche dalla memoria· delle giovani generazioni, eccezion fatta di qualcuno che è venuto in piena luce soltanto da poco ed è da considerare, ad onta dei suoi cinquanta, sessant'anni, un coetaneo dei moins de quarante. Non solo l'erotismo canoro di Madame de Noailles, e la signorile malinconia discorsiva di De Régnier, e la tristezza melodiosa di Gérard d'Houville, son ri– guardati come sopravvivenze anacronistiche di stati dl'animo e di principii estetici da gran tempo finiti; ma anche l'umanesimo de– cadente, e vorrei dire autunnale, di Moréas, e l'impetuoso baroc– chismo di 01.audel, e l'equivoca ingenuità di Jammes, e il mistici- Biblioteca Gino Bianco

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