Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932

606 B. M. Bacoi - Ricordo di Matilde Gioli-Bartolommei hanno un sapore di affresco, rudi e virili, di una, larghez1,a, non comune ai pittori del tempo. Ma lasciò presto la pittura: « C'erano i figliuoli da badare e poi la pittura la facevano mio marito e mio cognato e ce n'era abbastan1,a, in famiglia». Così, di ¼IDPO in tempo, scrisse ed è peccato che non facesse di più e non ci lasciasse alcune memorie che sarebbero ,state di una originale e profonda vivez1.a. Non dobbiamo dimenticare il ,suo pre1.ioso volum~ sulla rivoluzione toscana, né l'altro ùi novelle, fresche e piene di paesana salute. Matilde_ Gioli Bartolommei, rara 1superstite della sua genera1.ione, si è sp1:1ntaserena il 18 di marzo a Firenze; a ottantatré anni la vec– chiaia isola e pa,re che· la, -solitudine prepari al distacco supremo; ma in Matilde Gioli questa solitudine, benché accompagnata da un sereno desiderio della volontà d' Iddio nell' ordine naturale delle vicende urna,. ne, si temprava anc6ra, in una possibilità e in un desiderio· di com-· prensione e d'affetto e in un calore per tutto quello che la vita le av– vicinava. Era sempre sollecita a scrutare nell'amico i segni di un.a sofferen1.a o di una ,stanche1,1,ao di una gioia intima e ad adeguarsi a, quello ,stato d'animo con una dedizione che commoveva. Era una donna italiana, schietta, forte e umana, donna, nel senso ipiù bello e pro– fondo, quasi custode di un fuoco virile latente nell' intimo del suo spi– rito, lontana da ogni falso intellettualismo, consapevole del suo com– pito e del suo potere. BACCIO M. BACCI. BibliotecaGino Bianco

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