Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932

Ricordo di Jl,[atilde Gioli-Bartolommei 605 uomo barbuto e a,bbr onzato, inezzo buttero e mezz,0 signore, che mi venne incontro e senza tau.ti complimenti mi disse: « Lei è la Signora Gioli ? Io_ sono Diego ~fartell i e son venuto da Castiglioncello apposta p,er conoscerla». - Come il Martelli, le furono amici tanti altri, da Fer– dinando Martini che per più ·di sessanta anni le fu intimo (Pègaso ha pubbli~to le lettere di lui alla Gioli), a Sidney Sonnino, a Fucini, ad altri, illustri o ignoti, gente che portò spesso in sé, nel suo travaglio o nella sua tragedia, la ·parola e l'aiuto confortatore di lei. Agli amici potenti ricordò gli umili e suggeri il mezzo di aiutàrli e questo seIIllpre con una lucidità di giudizio e con una misura tutt'altro che soliti. Anche negli ultimissimi anni ebbe attorno a sé a,mici giovani che si sentirono attratti e scaldati dal fuoco del suo affetto e della sua intel– ligenza. Poco tempo prima di morire s:criveva. a,d uno ùi questi, ricor– dando Giovanni Fattori : « Fu un amico devoto, sincero, sereno di una serenità che pareva adattabilità. Non bello, ma e.on una. fùsonomia espressiva, arguta e bonaria. Tollerante; però co me .s e fosse a tutto rassegnato. Vestito isempre correttamente, lindo, con una disinvolta .eleganza, benché pochi lusisi potesse permettersi con Le sue più che modeste risorse. Corretto in tutto ,fino allo scrupolo, era 1pronto a scu– sare ogni altrui debolezza con una comica compatibilità». E di Can– nicci aggiungeva: « Gracile, n,on bello, timido, qurusi umile, si vendi– cava poi con una ,sua acutissima comica bonaria ironia, giudicando esattamente le ,persone da,va-nti alle quali aveva cercato, non di inchi– narsi, ma di eclissarsii. Ma buono, onesto e corretto ,sempre. Aveva poi una costante espres1sione di malinconia che a volte si dileguava qua,ndo con le mani in tasca, raccontava aneddoti comunis,simi di cose suc– -cesse a lui e a,d amici suoi. Certo gli ,scarsi guadagni che a fatica po– teva ricavare dal ,suo lavoro non gli permettevano alcun lus,so, . ma aveva· per altro troppa poca cura •della sua persona». E ,di Eugenio Cecconi, che le fu molto legato: « Era livornese, ber– sagliere, s,pa,dac,cino, cacciatore, notò giocatore di pallone, gentiluomo anche, ma, tutto questo con una ecoossiva e non sincera modestia. Era realmente una natura di artista acuti.ssima, forse .superiore alla, sua produzione 1pittorica, coltissimo ed intelligentiss 1 imo. Corretto in tutto ,dal vestiario alla manifestazione delle ,sue opere d'arte. Buon runico, fidato e sincero fino alla brutalità. Sempre e perfettamente consape– vole delle ,Slllevirtù)), Queste ,qualità, dirò, più femminili, non furono le ,sole di Matilde Gioli; altre che ebbe fortissime, dato ·l'ambiente in cui viveva e ope– rava seppe discretamente naiscondere o, per lo meno, tenere come in una penombra. Il ,suo contatto con i pittori macchiaioli aveva avuto un deciso influsso sulle sue facoltà pittoriche. ,Sulla base degli studi di un onesto tirocinio per imparave il mestiere del disegno e i primi ele– menti ,del d1pingere, ella, innestò questo senso di immediatezza e me– ditata naturalezza che costituì il meglio della pittura macchiaiola; e dipinse alcune tele che oggi possiamo considerare di primissimo or– dine tra le pitture del ,secondo ottocento toscano. Ne ric@derò tre solai'nente·: La donna, ao·rz. la mezzina della, collezione Ojetti; La ragazza coi aapelli rossi e La donna aol bambino addorrne1Vtata: dipinti che\ BibliotecaGino Bianco

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