Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932

604 B. ,li. Bacoi cosa fos,se la città, la sera tardi, quando tornammo a casa in carrozza. Un delirio di grida e di luminarie. Su tutti i petti palpitavano le coc– carde che a centinaia avevamo aiutato a cucire di nascosto nel nostro palazzo>>. . . La passione per "il suo paese rimase intatta in lei, con l'alacrità eh quei giorni d'entusiaS1IDo. Fu una delle prime ad iscriversi al Fascio e ne fu sempre orgogliosa. Alla fine del 1924, nel suo salotto sedeva un uomo politico di parte moderata, v,ecchia conoscenza di Matilde Gioli. L'uomo politico, per natura congenita, freddo, eternamente .scontento, nato per parlare e non 1per fare, lasciava scorrere la sua loquela in una critica malevola e miope contro il nuovo regime. Matilde Gioli lo in– terruppe di botto: - Noi, data la nostra età non più tenem,, cono– sciamo quanta stradai abbia fatto il nostro paese; chi l'ha ritardata, generalmente sono i chiacchieroni senza iniziativa e gli inviclios] di chi fa e fa bene. È così difficile ammirare chi è nato per salire più su di noi ? Creda, caro X, è una grande soddi,sfazione poter guar,clare in su, ,senza rrummarico, invidia o rancore. Ci si sente bene, dentro. - E disse questo come se ,suggerisse una ricetta per un male fisico, piutto– sto che un eonsiglio di indol.e morale. Fino da grovanissima ebbe una ,spiccatai tendenza, per l'arte e il suo primo maestro fu il Tricca, il earicaturista ,del Caffiè Miehelangiolo ; poi lavorò sotto la guida di Luigi Beehi per il quale conservò sempre una memoria affettuosamente commoss 1 ai. Ma fu il matrimonio e.on Fran– cesco Gioli che la mise nel mondo degli artisti, mondo difficile quant'al– tri mai. Il Gioli, allora giovan1s 1 simo, era alle prime armi ed ai primi .suocessi e stava per seguire l' impu1so che alla pittura avevano dato i macelliaioli. Matilde Gioli divenne subito- come un centro d'attrazione per tutti quegli artisti. Con la, ,srua educazione, con la sua, bontà larga ,e intelligente, con la, sua impavida e anche lieta resis.tenza alle infer– mità che un poeo la ,straniavano dagli amici, ella sepipe creare a quei pittori per troppe ragioni amareggiati e scontenti un ambiente di calm~t serena. Li riunì nel suo salotto a Firenze, li ospitò nella Villa di Fauglia :per lunghi periodi; Fattori, Lega, C3innicci, Ceceoni, Ce– cìoni ,sperimentarono la sua amicizia ,semplice e ,schietta che sapeva sempre trovare il tono e la parola adeguata alla persona ed al mo– mento: - Ilo avuto una grande fortuna in questo mondo: degli amici .sinceri e fidati, ma ho anche sa,puto ess~r discreta e fedele. Bo cercato di capire e di non fare mai una allusione né un sorriso su quello che potesse premere a loro. Ed ebbe amici non solamente tra gli art1sti. Diego Martelli l'ebbe carissima e le aperse si può dire giorno per giorno il •suo ani,mo e rice– vette dai l~i, nei momenti difficili, quell'aiuto illuminato e fraterno che è forse il dono più prezioso che si pos,sa attendere nella vita dai uostri siJmili. ·Si incontrarono verso il '70. Il Martelli era partito da Casti– glioncello in un calesse, accompagnato da un suo uomo di campagna, -per andare a Fauglia. - Io, - raccontava Matilde. Gioli, _ ero a cu– cire all'ombra di un pagliaio. Eravamo d'estate e stava per suonare uiezzogiorno. Si fermò un calesse qurusi davanti a me e ne .sicese un BibliotecaGino Bianco

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