Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932

RIOORDO DI MATILDE GIOLI-BARTOLOMMEI. Ad ascoltarfa, sembrava, che il tempo avesse acquistato una misura nuovissiJllla. - Quando il Guerrazzi fu messo in prigione, - rac.eontava, - mio padre, Ferdinando Bartolommei, benché non fosse troppo tenero con lui, né condividesse le sue idee, sapendo che gli piacevano tanto i bambini, mi portò a visitarlo, Il tribuno ,sempre un po' « in posa» fece trasparire nel bel viso la ,sua commozione. Mi guardava e mi interrogava tenendomi seduta ,su un ,suo ginocchio. Dalla sua voce viva i ricordi si colorivano non con la solita esibi– zione comune nei vecchi lodatori del tempo che fu, ma il .fatto di oggi, di ieri, di settanta e più anni fa, sca,turiva spontaneo, come un corol– lario all'attimo che ,passaiva, e dava l'illusione che anche noi foss,imo stati familiari di uomini, testimoni ·di eventi e di generazioni che altri– menti ci sarebbero parse lontane. Tutto in lei era stato- sentito e vissuto con una schiett_ezza profonda ed una intelligenza pronta sempre a dosare il pro e il contro; ma caldamente, appassionatamente. Toscana di vecchissima razza, una delle sue doti era quella di aver conservato intatte le peculiarità che sono spesso la meraviglia, non sempre piacevole, -dei non toscani; alludo alla spregiudicata intelligenza nel giudicare e ad_un senso ,di ironia, che direi figlia di uno sperimentato dolore. Tutto questo era illuminato ~a una rara volontà di bene e tenuto in perfetto stile da un equilibrio che non si ,smentiva mai, con un piglio deciso, un tagliar corto, un definire rapido e netto che non dava adito a discussioni. Nata da Fe11dinando Bartolommei e da una Adimari, nella torre dei Lamberti, di qua d'Arno al Ponte Vecchio, tra via Lambertesca e la chiesa di :Santo Stefamo, proprio nel cuore di Firenze, aveva visto fino dai suoi primi anni il vecchio palazw frequentato dai cospiratori, dai profughi, dai letterati, dagli artisti, dalla nobiltà -di tutta Italia, nel fermento del primo formarsi dell'unità. Il giorno .in cui Popera tenace di Ferdinando Bartolommei e di Beppe Dolfi, contro lo -scetticismo dei più, doveva trionfare, il 27 aprile 1859 ultimo giorno della dinastia lo– renese, Matilde Bartolommei, trepidante per la sorte del padre, fu mandata con le sorelle in una villa verso Montughi. Da una terra,zza della villa, per lunghe ore, le bambine spiavano ansiose col canocchiale, se aipparisse ,sulle torri di Firenze il tricolore : «Non ti s.o dire quello che provai quàndo vidi sulla Fortezza la bandiera italiana. Provo anc6ra quafohe cosa come un brivido a pensarci e non so descrivere ibliotecaGino Bianco

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