Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

F. NIOOLINI, La giovinezza di Giambattista Vico 495 avvenimenti sensazionali in quell'ambiente, come l'arrivo del Mabillon. Napoli era allora una grande piazza del commercio librario. Abbiamo anche un capitolo dedicato a Vatolla, il villaggio del Ci– lento, ove il Vico passò alcuni anni della sua giovinezza come precettore in casa del marchese Rocca. È una ricostruzione sobria, ma completa, dal paimrama e dal clima alle condizioni del luogo e degli abitanti alla fine del Seicento; comprese, s'intende, le indicazioni sul castello, ove il Vico abitò, e sul convento franèescano, nella cui biblioteca passò lun– ghe ora a studiare,- fra l'altro, Aristotele, nei volumi vn folio della edi– zione giuntina col commento di Averroè. Vatolla era un luogo come lasciò scritto lo stesso Vico, « di bellissimo sito e di perfettissima 'a.ria». Le « aspre •selve solinghe, orride e meste JJ, di cui il medesimo Vico parla nella sconsolata canzone Affetti d/wn disperato, dice il N. che, anche in chi_ vi si aggiri col preconcetto di trovarle tali, destano impressione afl'atto diversa·. Sono, sparse qua e là, piccole selve o boschetti di ca– stagni,· quercie e soprattutto olivi : e gli oliveti difficilmente possono essere aspri e orridi. Il soggiorno del Vico a VatollaJ del resto, non fu per nulla affatto continuo, avendo il precettore seguito i Rocca nelle loro alterne dimore napoletane, porticesi e- vatollesi. E qui vien nàturale rileV'are col N. che « il ritratto d'un Vico mi– santropo, ostinatamente cupo e taciturno. perennemente chiuso nei libri e nei suoi -pensieri dolorosi, quantunque dÒvuto parzialmente a lui stesso, è un ritratto di maniera, che comincia a somigliare all'originale sol– tanto da che l'incalzare della vecchiaia è delle malattie, le crescenti delusioni per l'insuccesso sempre più manifesto dell'oper~ sua e anche lo strazio per la morte d' un figliuolo divenuto a sua volta padre, ebbero tolto al filosofo quasi ogni gioia di vivere >J. Prima di allora, se aveva a quando a quando periodi di fiera malinconia, in cui amava la solitudine, abitualmente era, per dirlo colle sue parole, « molto conver– sevo1e >>. E il Nicolini, - non,- s'intende, per arbitrio e fantasia di ro– manziere, nia sui dati di fatto, - immerge il nostro giovane filosofo in pieno ambiente culturale della Napoli del tempo. Questo ambiente è descritto con molta,pr,ecisione e ricchezza •straor– dinaria di dati. In Napoli dopo la peste del 1656 fu un rifiorimento della cultura, non solo quantitativo, ma qualitativo. S'iniziò e .sviluppò rigo– gliosamente un processo di ringiovanimento, di aggiornamento. Fu l'ab– bandono dello scolasticismo ormai decrepito -per un indirizzo filosofico– scientifico, in cui si combinavano insieme filosofia del Rinascimento (neoplatonismo; telesi,smo, brunismo, campanellismo), la nuova filosofia cartesiana, la rinnovazione dell'atomismo di Democrito e di Epicuro a opera di Gassendi, lo sperimentalismo baconiano e galileiano. Vi si con– giungevano ì carteggi con dotti di fuori, i viaggi in Italia- e qualche volta all'estero, la lettura premurosa delle opere straniere e l'attenzione che, per lo stesso scopo, comincia a rivolgersi alle lingue moderne. C<mtutto {)_uesto,una guerra senza quartiere contro i rappresentanti della vecchia cultura, aristotelici, scotisti, galenisti, e pa,rticolarmente contro i ge– suiti. Infine rifiorisce-e si rinnova la tradizione anticurialistica paesana, che porterà' alle arditezze supreme del Giannone. Le cose giunsero al punto, che il partito clericale retrivo accusò i campioni del nuovo moto Hiblioteca_Gi,:io Bianco

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