Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

496 F. Nrce>L,NI, La giovinezza .di Giambattista Vico cultura.le d'irreligione e di ateismo; e si ebbe anche ·un gran processo im– bastito dal Sant'Ufficio (1688-1693). N1.1lla di tutto qriestoyimase estraneo alla formazione intellettuale del Vico. Il Nicolin,i dopo aver ritratto la « forma mentis » del filosofo, e messo in pieno rili;vo il suo autodidattismo, rivendica nettamente l'in– fluenza esercitata su lui dalla nuova cultura napoletana. Una minuta analisi, - che _potremmo intitolare · goethianamente Diphtung und TI:ahrheif, - confronta i dati dell'autobiografia vichiana cogli effettivi elementi di formazione del Vico. Un motivo di vero c.'è sempre, o quasi, « nel mito che il Vico si foggiò dei suoi studi giovanili» ; ma la tras.figu– razione è notevole.• Il Vico anticipa buona parte della sua maturità auto– noma in quel primo periodo .. Da giovane egli partecipò largamente al razionalismo cartesiano della Napoli del tempo, e l'efficacia di Cartesio rimase in lui profonda; lesse anche con molta attenzione il naturalista ateo Lucrezio. Ebbe questi un'influenza anche sul suo pensiero reli– gioso ? Il N. rileva, che la lettura di Lucrezio. fu contemporanea alla composizione degli Affetti di un disperato, poesia autobiògrafica .di un, pessimismo niente affatto cristiano; e ricorda, che il Vico stesso con– fessò più tardi d'esser ·caduto da giovane in « debolezze ed errori» di_ carattere religioso. 'l'ra i processati o almeno indiziati nel ricordatò processo contro gli « ateisti» sono i tre più cari amici di gioventù del Vico. Fra certe idee attribuite a due di essi e l'ipotesi della Soienz·anuova . circa gli eroi che abbandonarono lo stato ferino e fondarono la vita sociale, vi sono àffinità. Purtroppo, una storia di quel processo manca tuttor·a, e difficilmente potrà farsi senza i documenti che rimangono nell'archivio del .Sant'Ufficio, inacces$ibili: unico esempio; ormai, di sottrazione sistematica di vecchi documenti agli stU:çli storicj. · La formazione giovanile del Vico ricevè « l'ultimo tocco)> nel salotto. di Nicola Caravita, ove egli fu presentato alla ,fine del 1695 o ai principii del 1696. Il Vico stesso ne parla; nell'Autobiografia. Era il salotto, in let– teratura degli antibarocchisti, ma in diritto pubblico degli anticuriali– sti. Anzi colà, dice il N'., l'anticurialismo paesano a base ultracattoli~ cominciava già ad assumere quella fisionomia tra bayleiana e volteriana, che si delineerà pienamente in Giannone. Per gli anticurialisti e l'anti– curialismo, documenta il N., il Vico ebbe simpatia. Ma rimane fermo, che egli fu lontano da ogni anticurialismo militante, grazie .a1l'apoliti– cità completa del temperamento. - S'è gfa detto, che questi capitoli ter– minano colla nomina del Vico a professore di rettorica. Rileviamo a que– sto proposito, come il Nicolini dia. molta 'importanza al Vico latinista, non solo letterariamente, - egli invoca uno studio di specialista· sul- 1' « au11eolatino» del suo autore, - ma anche per la sua evoluzione spi– rituale. Il culto per la bella forma e l'ammirazione per .i classici furono in lui il punto di partenza dell'opposizione all'indirizzo cartesiano. Questo « Sa,ggio biografiùo » è di fatto la prima parte di una biografia completa ed eccellente, tale da poter servire di modello ai lavori del genere. Attendiamo presto la seconda. Avvertiamo, intanto, che la pre– sente edizione del Laterza è stata preceduta dalla pubblìcazione negli Atti dell'Accademia Pontaniana (voL LXI). Non si tratta, però di una ristampa, ma di una vera seconda edizione. I capitoli centrali V, VI BibliotecaGino Bianco

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