Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

4.92 ],J. Praz 'l'horwa.ldsen .... Il buon vecehio s'era seduto su una cli quelle poltrone, e mi guardava perlustrare gli oggetti ; nella mia ammirazione si riac– èendeva la sua: - Vous aimez l'Empire! - ripeteva con tono tra, di domanda e cli compiacimento. · Per quel giorno era stanco, o forse fu solo una civetteria di collézio~ ni,sta, di non voler rivelare tutti i suoi tesori in una volta-, che gli fece interrompere qui la mia visita, colla promessa di tornare a vedere il re– sto, e la sua casa di Boulogne. Rimanemmo in corrispondenza. Già la sua salute declinava e non gli consentiva di dedicarsi allo studio ; m'inco– raggiava, a raccogliere ,documen_ti e fotografie ùello stile pred~letto, mi comunicava informaztoni. Poi venne lin altro invito: aveva da me faire . les honneurs di alcuni bronzi recentemente acquistati. Ci sa,rebbe stato a colazione anche un discendente dei Jacob, Hector ~fuel, ,conservatore del Museo Carnevalet e autore di due volumi capitali sui Jacob. Questa volta fu di primavera-. Attraverso gli alberi del Ranelagh, che mettevano le prime tenere foglioline, si vedeva quel cielo di Parigi d'un celeste così umido e pastoso. E ancora sul viale d'asfalto si levavano i . gridi cli 1-etiziadei bambini, e ad essi s'interpungevano i gorgheggi degli uccelli: una gran yoliera, corse pazze, frulli d'ali, canti. Fu allora che Paul Marmottan .mi mostrò la camera da letto. ad alcova, tesa di lam– passo rosso. Vi si aroedeva per un complicato passaggio, attraversato a un tratto dal classico odore del soffritto francese. (Questo odor di sof– fritto è mescolato con un altro dei miei più deliziosi ricordi di Parigi : una visita a Charles Du Bos, quando abitava in un incantevole appar-. tamentino all'I1e Saint-Louis). La camera ad alcova era come un ipo– geo; le finestre parevano' condannate; s'indovinava che nessuno vi dor– miva, che non e.i viveva nessuno. Era il tempio d'-un culto fastoso e ste– rile. Le lit d'amboine emhaussé sur une marohe est bien le lieii de repos. désiré; le meuble de nuit, dit somno, est~un objet pl,us rare .... Cosi la camera era descritta nel primo volume della pubblicazione Contet. Le lieu de repos· désiré .... To sleep: per.ohanoe to dream. Aveva mai sognato in quella stanza tesa di lampasso rosso il vecchio collezionista? So– gnato fanta,sie come quella delle Notti fiorentine del Heine ? La figurina della Notte di stucco colorato di verde bronzo che decorava il centro di ciascuna porta, aveva prillato nel mezzo della-_stanza come Madamigella Lorenza nel raceonto di Heine? La fronte del voochio era stanèa e se~ r,ena. Vous aimez l'Empire! Je vois. ça vo1ts prendi Poltrone dal sedile ricoperto di seta rossa a rosette d'argento, gemelle di quelle del vesti– bolo circola-re; amorini sostènenti candele sull'arco supino, vasi dipinti a paesaggi, un orologio sotto la sua· campana di vetro, un campanello a mano, erano i ninnoli preziosi sul caminetto cli ba.salto, ridente· cli rap– porti di bronzo dorato. Ripassammo per la grande scala. Mi mostrò -di nuovo i marmorei me– daglioni di Napoleone e cli Maria Luisa, e nel suo italiano approssima– .tivo mi disse d'averli comprati a Milano. Più tardi fece gli onori d'un nuovo mobile nello studio, uno. stipo con sugli sportelli due .figure di bronzo la cui snellezza voluttuosa faceva venir spontaneo alle labbra ìl nome di Prud'hon. Il mogano era chiaro e caldo, aveva i\ tono delicata– mente fulvo di certi vecchi violini. Adesso era pr,esente anche Hector Bib_li9teca Gino Bianco

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