Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

484 M. Castelnuovo-Tedesco verista offrire al compositore più: larghe possibilità creative ed evoca– trici. Ne aveva ampiamente discusso in sede estetica, Ferruccio Busoni nel suo volume Von der Evnheit der Musik (Dell'unità della rnusica), e ne aveva anche tentata l'attuazione con Tùrandot, proprio ricor– rendo ad una· fiaba del Gozzi, e con Arleoohvno, che si ricollega alla nostra commedia clell'arte. Ma nel Busoni, ,spirito vigile ed acuto, nobile e pensosa figura d'artista, le aspirazioni inteHettualistiche soverch~a– rono spesso la felicità creativa; e· in lui, pure italianissimo di nascita e di sentimenti, un certo spil'ito gotico si era sovrapposto alla, chiarità. della con~ezione latina, come doveva dii:nostrare la sua ultima opera, quel brumoso Dottor F(JIUst che ascolta,mmo, con rèverenza ma con s~arso · diletto, al Festival di Francoforte nel 1928. Dopo di lui il nostro grande Giacomo Puccini, che già ci aveva .dato col suo· Tr~ttico una delle forme più. moderne e più varie di rappres·eli– tazione musicale, era ricorso ancora ·a Gozzi è a Turwndot, per dar, vita al suo sogno, di un'opera insieme fantastica ed u~anissima. Forse. le figure dei due protagonisti, ,fa, c:rudele principessa e l'eroico prin- ·. cipe Càlaf, 11011 erano le più consone allo spirito puccìniano, e p~r questo l'interes-se. e l'equilibrio dell;opera si sposta ver,so un personaggio secondario, la dolce e malinconica Liù; nondimeno, anche a voler p•re-· scindere dai valori drammatici, bisogna riconoscere che Puccini ha raggiunto in certe parti fiabesche e decorative di quest'opera (particolar– mente nel l° e 3° atto) una magnificenza ,evocativa difficilmente supe– rabile. Forse, se Giacomo Puccini fosse vissuto ancora, egli ,sarebb~ andato più oltre nella sua evoluzione: rammento che quando io ebbi la fortuna di avvicinarlo più intimamente (e fu purtroppo nell'ultimo anno della sua vita) egli ebbe a dirmi un giéno, a pi·oposito di Turandot quasi ultimata: « E adesso basta con queste opere in cui ci vogliono tre atti di discorsi e di complicazioni drammatiche per arrivare ad una cata.strofe in bene o in male)> ·(rammento queste sue parole testuali poi– ché, naturalmente, mi colpirono assai). ·« Adesso, - mi diceva press'a poco, - io vorrei che un librettista. mi offrisse qualche .cosa di di-, ver,sò, di più vario, ma non l'ho trovato ancora: magari un seguito di quadri, apparentemente slegati fra loro, ma che fossero uniti dalla musica, e che dessero alla musica tutte_ le possibilità di espressione lirica, ,senza bisogno di spiegazioni e di recitativi. ... >). Sé cito questo aneddoto è perché pochi, anche fra i suoi ammiratori, suppongono èhe Puccini, pur cosi aperto ad ogni manifestazione di modernità, stesse per giungere ad una concezione del teatro quasi malipierana, clie egli avrebbe espresso, secondo la sua indole, in modo assai diverso dal ~usicista veneziano .. Ma, poiché ho accennato a Malipiero, devo pur ncordare come questi_ abbia portato, forse più di ogni altro fra i mo– derni musicisti italiani, un notevole contributo al teatro di fantasia e come, ,senza esser rna,i ricorso, ch'io sa.ppia, alle fiabe ,del Gozzi ~ia forse il più prossimo alla mentalità del suo' conterraneo per la c~nèe– zione fantastica e talvolta un poco bizzarra per lo ,s~irito acuto e spesso sarcastico. Ancora, fra i compositori r~enti che dal Gozzi hanno· tratto argomenti e ispirazione devo rammentare -Serge Prokofieff con L'Amore delle tre melaranoe, opera che <:on quella di Casella ha anche Bibliot_ec,a ·Gino·Bianco

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