Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

O,isella operi,ta 483 che l'autore stesso ha dettato alla vigilia, della battaglia e che è apparso su L'Italia LetteraJria del 13 marzo : Come e perché scrjssi « La donna serpoote ». . Volendo riassumere per sommi capi lo ,scritto in questione, potremo enumerare in tal guisa gli articoli del Credo caselliano : 1) che il teatro lirico debba essere « un fatto prevalentemente musicale, la cui ragione d'esistenza ·sia fondamentalmente la musica», a differenza del dramma musicale che ricerca una « chimerica fusione fra le varie arti » ; , 2) che .il teatro lirico debba esse re « concepito come teatro anzi– tutto fantastico» e « debba, muover.si non entro i limiti angusti della evocazione di quanto accade sul palco scenico, ma spaziare invece, al– l'infuori di quelli, nell'infinito della fantasia musicale», sottraendosi· cos,ì alla tirannia verista ; • 3) che « l'opera lirica debba restituire al cantante quella parte preponderante che fu cùra dei compositori post-wagneriani di contestare quanto possibile ». Principii che potranno trovarei, io crèdo, tutti consenzienti ; e par– ticolarmente il primo, cioè che il ¼atro lirico debba essere « un fatto prevalentemente musicale». Tuttavia mi si permetta di osservare che anche il dramma musicale, e proprio là dove esso è più perfettamente realizzato,· è un fatto prevalentemente musicale, fosse anche a dispetto delle teorie dei suoi creatori. Prendiamo il 2" e 3° atto di Tristano, il 2° atto dei Maestri Cantori, il 3° atto di W.alkiria, alcune fra le scene di Boris, parecchie fra quelle di Pelléas, i momenti migliori del teatro di Pizzetti (ad esempio il 1° atto di Dèbora ed il 3° di Fra' Gherardo); sarà facile constatare come in queste pagine altissime « la ragione d'esi– stenza sia fondamentalmente la musica», e come in esse la compiutezza del.l'espressione musicale raggiunga, se ~on superi, quella dei melo– drammi migliori. D'altra parte anche nei melodrammi più belli, pur essendo essi concepiti secondo esigenze prevalentemente musicali, s'in– contrano zone fredde ed inutili, pro:Qrio dal punto di vista dell'inven– zione. Non si tratta quindi, secondo me, di preferire questa o quella forma, il dramma musicale piuttosto che il melodramma, ma esclusiva– mente di raggiungere felicità d'invenzione e compiutezza d'espressione . . Anche l'idea di un teatro di fantasia può incontrare molte simpatie. Aspirazione non nuova del resto: dal FÙJJUtoMagico, al quale tutti han guardato come· ad esempio mirabile, fino ai nostri giorni il teatro stra– niero pullula di fiabe musicali, anche dopo il periodo romantico che doveva inevitabilmente prediligere tal genere di rappresentazioni : da quelle di Rimski-Korsakoff, concepite secondo uno spirito particolar– mente fantastico e decorativo (e forse a questo tipo di spettacolo meglio conviene la forma del balletto che non quella dell'opera lirica, come sembra dimostrare l'Oisewu de feu di ,Strawinski) a quelle di Humper– dink, raccolte in un'atmosfera più domestica e un tantino imborghesita. Anche fra gl'italiani c'era stato, in epoca recente, chi aveva pensato che il teatro di fantasia potesse restituire alla musica pieni e :Sovrani diritti, sottrarla a.Ua tirannia di un'espressione troppo particolareggiata e ibliotecaGino Bianco

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