Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

Casella operista 485 qualche analogia di stile per la musica fantasiosa, lucida e scoppiet– tante. Veniamo dunque a La donna serpente. « La fiaba del Gozzi - scrive Ca~lla, ~ ìni interessò soprattutto per le sue straordinarie q~alità mu– sicali: quello stile grandioso, fantastico, fatto cli eroismo barocco, di passioni drammatiche, cli tragicità, di comìco buffonesco e popolaresco, di vicende varie infine e tutte dinamiche, era veramente fatto per asso– ciarsi ad una musica melodrammatica». Ricca di elementi svari_ati è senza dubbio la· fiaba (dalla quale anche , .Wagner prese lo •spunto per la :Sua prima,· giovanilissima opera Le Fate), ma.quanto pletorica e farraginosa! Dovette aocorgersene il Goizi stesso, se fra un atto e l'altro sentì il b1~ogno d'inviare Truffaldino a vendere la « relazione ii di tanti eventi intricati che probabilmente il pubblico non giungeva a comprendere. Quante e quali cose vediamo !.. . Fate, . maghi 1 mostri, battaglie, incantesimi, travestimenti, metamorfosi, fatti (come direbbe il 'testo) « terribilissimi ii e lazzi grotteschi. Frutto senza dubbio di una fantasia sbrigliata ed inesauribile, fatta più per sor– prendere che per commuovere; ma tante sono- le cose strabilianti alle quali assistiamo che alla fine non ci sorprendono più. Un tema eterno ed umano, quello dell'amor coniugale che supera ogni più ardua prova (piut– tosto che quello del « trionfo della virtù», come sembra accennare la « lice.nza >i ,del libretto operistico) :Si affaccia, è vero, dietro questo macchinoso spettacolo; fila è quasi soffocato dall'avvicendarsi di tanti e(>isodii disparati e contrast!),nti, ai quali manca spesso concretezza poe– tica e logica concatenazione. Ad ogni modo Casella, e Ludovici han cercato dì trarre dalla .fiaba, tagliandola e riducendola, il miglior partito possibile. Hanno mutato, molto opportunamente, i nomi troppo i< turcheschi >i dei protagonisti; ma non hanno potuto togliere alla fa.voìa quello che era il suo difetto fondamentale, ed. anzi, cosi ravvicinati, gli avvenimenti. ri,sultano an– cor meno comprensibili per chi nòn conosca preventivamente l'argo– mento. Inoltre le quattro maschere italiane (che già nella Turandot pucciniana, dov'eran trasformate in ministri cinesi, sembrarono di una discutibile opportunità), se pure rappresentano un elemento notevole di varietà e quasi voglion -significare, accanto agli eventi .strani e paurosi, l'altro aspetto, comico e ,spensierato, della vita, non sempre riescono ad armonizzarsi compiutamente con la vicenda, e risultano talvolta un poco verbose· ed ingombranti. In fondo gli episodii riù felici ,sono proprio quelli nei quali i riduttori si sono maggiormente allontanati dalla trama del Gozzi, trasformandola e ricreandola con la propria fantasia; com'è il Prologo, pittoresco e animato, che svi– luppa in azione ciò che nel Gozzi era soltanto narrato, la battaglia in forma di balletto introdotta nel 2° atto, il delicato finale di quest'atto . medesimo, e la bella scena, corale che inizia il terzo. Qualche riserva dovrei fare anc6ra per lo stile poetico adottato nel libretto. Nòn che il testo originale del Gozzi sia molto prezioso e pere– grino; sappìamo·anzi quanto egli fosse sotto questo aspetto, trascurato, tanto da affidare. nelle parti comiche all'improvvisazione degli attori intere scene, di cui era tracciato soltanto il canovaccio, secondo il co- BibliotecaGìno Bianco

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