Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

482 M. Oastelnnovo-Tedesco cando: da ·un lato egli riusciva a chiarificare il suo tessuto musicale riallacciandosi come dicevo, ad una tradìzil)ne nostrana, prevalente– mente rossinia~a e settecentesca; dall'altro egli tornava à guardare con nostalgia e con rinnovata fede al nostro glorioso teatro lirico, che gli appariva come campo non ancora del tutto esplorato, ricco -di nuo~e possibilità e fertile di mirabili promesse. Rivedute dunque ~le ,sue posi– zioni dopo avere a lungo meditato il problema del teatro musicale ecl aver 'trovato come egli stesso ha scritto, in Cesar,e-Vico Ludovici « un collaborator~ d'infinita intelligenza e di totale, abilissima docilità>>, Casella -si accinse finalmente a dar vita, a La donrna serpente sotto forma di opera lirica. A quest'opera egli ha lavorato intensamente per tre anni (lo spartito reca le date: 16 Ottobre 1928 - VI - 22 Ottobre 1931 ·-X), pur senza interrompere per questo la su_aattività consueta e sbalordi– tiva di concertista, direttore d'orchestra, ·organizzatore ed articolista; vi ha lavorato con fede e con fervore giovanile ( « Scrivo La donna ser– pente e mi sento pieno di entusiasmo opedstico », mi diceva in una lettera due anni or sono), e infine l'opera ha veduto la luce poche sere fa, il 17 marzo 1932, sulie scene del Teatro Reale dell'Opera a Roma. Così Casella ha combattuto la sua prima battaglia operistica, una delle più nobili ed interessanti battaglie che· si ,siano impegnate in fa– vore del rinnovato teatro lirico italiano dopo le prime rappresentazipni di Fed!ra e di Sakuntala (-senon parlo delle successive opere di Pizzetti è perché queste han trovato un pubblico ormai preparato e consenziente - agl'intendimenti del novatore; e le opere di Respighi, più che impostar nuovi problemi teatrali, non han fatto che confermare la fama già pre– clara del sinfonista; e il teatro di Malipiero infine è troppo poco rap. presentato, ed anche mal conosciuto, in Italia); l'ha combattuta, di– cevo, da valoroso, guidando egli stesso, in qualità di direttore d'orehe- 1sitra, con la consueta prontezza e di,sinvoltura, lo spettacolo, e se la fortuna gli ha arriso egli ne •è dunque doppiamente meritevole. Vivissima era, naturalmente, l'attesa, e per il valore ormai ricono– sciuto del musicista, e per il significato polemico che si vuole attribuire, forse più del necessario, alla sua produzione, per avere egli infine affron– tato la prova in condizioni a-ssaì singolari. Difatti, fra i musicisti ita,– liani che quasi tutti hanno tentato, fino da giovanissimi, il teatro lirico . . ' e si sono venuti man mano, attraverso sucoessive esperienze, perfezio- nando ed evolvendo, Casella è forse il solo che, nella piena maturità della sua vita e della sua esperienza musicale abbia affrontato decisa- t . ' men e e quasi senza precedenti l'arduo •problema, dopo averne chiara- mente definito i limiti e gli scopi. Converrà dunque, prima di addentrarci nell'esame dello spettacolo e ?el~o spartito, soffermarci alquanto sui principii ai quali Casella si è ispirato nel comporre la sua opera. Non ch'io riesca generalmente a dare gran peso alle intenzioni e alle teorie dei musi~isti · ciò che più m'interessa è, naturalmente, la realizzazione musicale. Tuttavia Ca– se~l~ ha espos_to con tanta chiarezza e -decisione quelli che sono per lui i postulati del_ nuovo teatro lirico, che non si può· non tenerne cont~ se vorremo IDtendere compiutamente il significato ed il valore estetico della ,sua opera. Basterà riferirci per questo a quell'articolo BibliotecaGino Bianco

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