Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

.,, OASELLA OPERISTA. · Da :"òltre died anni, io· credo, Alfredo Casella pensava a. La donna serpente; più volte ne aveva accennato agli amici nel corso della lucida conversazione e nell'attiva corrisponden1,a, e già da tempo il lavoro era stato anche pubblicamente annunziato. :Ma sembrava dapprima che la fiaba del Gozzi dòvesse trovar vita musicale in una forma mimica piuttosto che nell'ambito del teatro lirico. (« Lavoro ad una comme– dia plastica con Lariono.ff e Gontcharowa », mi scrisse una volta Ca– sella in quegli anni lontani) : erano quelli i tempi in cui trionfava, prima a Parigi e poi per tutto iì mond0, la Compagnia dei Balli Russi sotto la guida ,sagace di Serge de Diaghilew, ·che aveva saputo raocogliere intorno a sé con spirito novatore quella balda ed eletta schiera di musici, decoratori e mimi, da cui doveva emergere, per virtù della sua arte imperiosa,, la personalità trionfante d'Igor Strawinski. Sembrava allora a molti musicisti che ogni possibilità di rinnova– mento fosse preclusa all'opera cantata, che questa fosse ormai condan– nata ad una irrimediabile decadenza, e che il balletto dovesse sostituirla : nei favori del pubblico e nelle preferenze degli artisti; per questo. al teatJ'O mimico si volsero in quel tempo i più audaci fra i compositori st:canieri (cito Stra-winski, De Falla, Ravel e perfino DebusE!J, sul decli– nare della sua vita e della sua produ.zione, per dire solo dei maggiori) ed anche alcuni fra gl'italiani (Casella, Malipiero, Rieti, oltre che, in forme più eterogenee e meno tipicamente moderne, Pik-Mangiagalli). Tuttavia non fu in quel periodo che Casella diede vita e forma defini– tiva ·alla sua fantastica crèatura: venne dapprima Le couvent sur l'eau (Il convento veneziano), amabile fantasia coreografica del poeta Jean– Louis Vaudoyer, anc6ra concepita in un'atmosfera alquanto franceseg– giante ma espressa musicalmente con mezzi squisiti; nacque quindi con puro ,spirito d'ita.Jianit_à (e per la trama tolta da una novella di Luigi ·Pirandello, e pèr l'apparato scenico dovuto alla fantasia di Gior– gio De Ohirico, e infine, più che tutto, per virtù della musica, che attinge all'inesauribile miniera della canzone siciliana i suoi temi più vividi e puri, e li sviluppa con arte insieme modernissima e tradizionale, ispiran– dosi idealmente a Scarlatti e Rossini) nacquero, dicevo, La Giara, ,il bal: letto più tipicamente italiano fra quanti ne fi.orir'ono all'ombra di un'estetica russofila, pur essendo inscenato la prima volta da una com- pagnia svedese. ' Frattanto le idee di Casella si erano andate gradatamente modifi- 31. - P~WJO i.bliotecaGino Bianco

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