Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

La serva dalle calze rosse 63 della sera avanti. La mamma era uscita per non so che faccende. Entrai in cucina deciso, mi piantai davanti alla donna cercando di darmi anch'io un'aria sgherra, ina col cuore che mi tremava. Bettina mi guardò e si mise a ridere. _:_ Ohe cos'ha stamani? - Con gli occhi negli occhi, mi feci forza e lanciai là la frase già stu– diata. - Eri carina, iersera, in Piazza Navona, con quello scial– letto verde .... - Bettina si sbiancò tutta, ma tentò di abbozzare anc6ra un sorriso disinvolto. - Ah, mi ha visto ? Andavo in chiesa. Sto da quelle parti. ... - Alzai le spalle. - Da quelle parti. ... Lo so. Conosco la tua casa. È al vicolo della Volpe .... Altro che chiesa! Lo so, sai, che cosa fai, quando vai via di qui. ... - Bettina mi guardò atterrita, con gli occhi che parevano due buchi neri, con le mani nei capelli, bianca come un cencio. - Madonna mia, Ma– donna mia.... - balbettava ; e pareva stesse per svenire. Ma io non ebbi pietà. Il maschiaccio s"era svegliato e si faceva avanti. - Stupida, perché fai queste scene, ora ? Vieni qui, senti.... - Bettina si scansò. - No, no, mi lasci, lei è ragazzo, non sa, non può capire .... Ora loro mi cacceranno via, e a me non resterà altro che quel mestieraccio infame .... Volevo smettere, lavorare, pagare iLdebito che m'incatena, liberarmi. ... E niente! Ora mi cacceranno via di qui, dove stavo bene, con la sua mamma tanto buona, che mi ricorda la mia buon'anima .... E dovunque andrò mi cacceranno via .... Quel mestieraccio devo fare, io! Non c'è altro per me! Ah, ·Madonna, Madonna santa! Obi ce l'ha portato, in quella strada? - Piangeva, si torceva le mani, se le mordeva. Ma io non sentivo nulla, non vedevo nulla. Vidi, sentii, dopo, ricordando. Allora non ricordai che il gesto brutale del teppista all'angolo del triste vicolo e mi piacque ripeterlo. Afferrai Bettina per un braccio, come avevo visto ,fare a quel figuro, le dissi studiando il sogghigno : - Via, smet– tila di far la stupida .... - Ci fu una breve lotta, Bettina scivolò, si rialzò, mi buttò con uno spintone fra il camino e l'acquaio. Pallidissima, mi guardò allora con occhi pieni d'odio. - No, no .... Con tutti, sì. Con lei, ragazzaccio, in casa della sua mamma, no ! Ah, Madonna, che vergogna, che vergogna ! - Si riannodò una treccia che le s'era sciolta, si rassettò il corpetto, la gonna, sci;volò fuori dalla cucina, usci di casa sbattendo la porta. Mia madre rientrò poco dopo. - Bettina non c'è? - dimandò. Guardando altrove risposi: - Non so, mamma. Era qui dianzi. ... Dev'essere uscita. Tornerà. - E andai a chiudermi in camera, col cuore gonfio di tristezza. Non ritornò, non la vidi più. Ma quante volte poi, quando a notte qualche misera randagia mi passava accanto, ho temuto di rivedere, fissi su me, quei due occhi foschi, pieni d'odio, indimen– ticabili. GUELFO CIVI'.\'I:>:I. ibnotecaGino Bianco r

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