Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

- 62 G.. Oivinini soprà fantasie romanzesche. Ma poi sentii che no, non si trat– tava di quello. C'era indubbiamente, in quella povera serva, qual– cosa di oscuro e di losco, ma chi sa che era, chi .sa qual'era la sua vita quando se ne andava da casa nostra. Un giorno che ero ma– lato, forse fatto ardito dalla febbre, mentre si chinava su me per rimboccarmi le coperte, le misi di sfuggita le mani addosso. Rise un po' sguaiata, e si tirò da parte _dicendo : - La smetta, moccioso. - Era, toscana anche lei, di Piancastagnaio. Un altro giorno, una sera anzi, mentre me n'andavo a zbnzo . verso Piazza Navona la vidi passare. Se n'andava tutta dinocco– lata lungo le panchine dalla pa,rte della chiesa, e.on uno scialletto verde sulle sp:1lle, le mani nelle taschette del grembiale a :fiori. Non m'aveva visto, mi misi a seguirla. Er{l, un'altra Bettina che non conoscevo, e che mi pareva qua.si bella. Pensai che le sarebbe stata bene una rosa in bocca come a Carmen. Da una panchina a cui passò accanto, tre o quattro giovanottacci le lanciarono delle parole sconcie scherzose. Bettina rispose con un'altra paro– laccia e s'allontanò sdondola,ndo le anche. Allora capii. Conti-. nuai a seguirla, con la t~sta già piena di pensieri audaci, con la gola stretta dalla commozione dell'avventura che mi si _disegnava. Da Piazza Pasquino vol'tò per via, dell'Anima.· ,Sull'angolo del vicolo della Volpe si fermò con un ragazzaccio dalla faccia .sgherra, che l'afferrò pei! un braccio e la scosse brutalmente, dicendole parole irose che dal portoncino in cui m'ero nascofjto non potei sentire. Bettina aveva ora un atteggiamentò umile e spaurito e pareva si raccomandasse.· QuandÒ quello la. lasciò s'infilò nel vi– colo. Feci appena a tempo, correndo, a vederla scomparire in un lurido portoncino. Sopra, alle :finestre dai vetri sporchi, c'erano dei vasi di pianticelle legate con nastri rossi. Da una persiana soc– chiusa un donnone in agguato, con una faccia d'orca e una voce d'ubriaco, mi chiamò: - Senti, maschietto .... - Il ragazzaccio di poco prima, che s'era mosso dalla cantonata, mi passò accanto con aria bulla tirandosi su ai :fianchi i pantaloni a campana, mi guardò, guardò in su, e scoppiò in una risataccia. In fretta, a capo chino,,, col cuore in gola, scivolai fuori dal' vicolo infetto: Non capivo. Perché. se faceva quel brutto mestiere, veniva anche _a sfaticare nella nostra povera casa? Nel mio letto, quella sera, non potevo prender sonno, e non facevo che ripetermi quella do– manda. Poi m'addormentai d'un sonno inquieto, pieno di sogni convulsi e bizzarri di fiori, di coltellate, di nudità. Bettina bal– lava in mezzo a Piazza Navo'11a vestita soltanto del suo corto scialletto verde. Dalla cappa del camino della mia lontana casa di bimbo pendevano due calze rosse inzeppite di tÒrroni, d'aranci, di carboncelli e di ,palanche: Poi, poi, altre. cose. Quando mi svegliai, Bettina_ era già in cucina e lavava i piatti BibliotecaGino Bianco

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