Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

Del trad'l!,rre 59 periodo, e nelle lingue slave diversa persino la forma delle let– tere. A tradurre è pE;lrciò necessario trovare una corrispondente forma di espressione italiana, per ogni concetto, usando paL'ole nuove, diversamente atteggiate, che non hanno nessuna affinità né fonetica, né etimologica con le loro corrispondenti. Difficile, quindi, cadere, anche volendo, in servili imitazioni verbali o stilistiche, sa– crificare, cioè,. le ragioni e i caratteri propri e inconfondibili della lingua italiana. Queste ragioni e questi caratteri saranno salvaguardati in ogni caso se il traduttore riuscirà a infondere naturalezza e spontaneità alla sua prosa, quasi si trattasse di opera nuova e originale. Ma questo risultato non deve essere ottenuto a spese della fedeltà, con traduzioni cosiddette libere (sarebbe meglio chiamarle arbitrarie), nelle quali va spesso sommersa la fisionomia dell'opera originale, che diventa così irriconoscibile. Naturalezza e spontaneità devono, al contrario, conciliarsi con l'esigenza imprescindibile di seguire il testo, pensiero per pensiero, frase per frase. Ardua fatica, ma non impossibile per chi si allena a.Ua dura disciplina del tradurre. V'è chi scambia i pregi di naturalezza e spontaneità coi dubbi vezzi dello sciolto parlare vernacolo, sia pur toscaneggiante. Peggio anc6ra quanilo il traduttore s'allontana di proposito dalle forme pia.ne della. locuzione e della lingua corrente, per fare sfoggio di arcaism i grammaticali e sintattici. Un traduttore del- 1' Andreief ce n·e.offre saggi impagabili: Dietro le finestre cadeva novembrina neve dimora,to,; Uno - quello che aveva lunghe chiome e dilacerata tonaca 'insanguinata, - s'incia,mpò in imci vietra tra i piedi lanciatagli, e procombé; Gu.atavan fiicili su noi, sgrilletta,– vano sinistramente i serrami loro. Queste faticose lambiccature non si chiamava.no una volta rettorica ? E'l'TORE F ABIETTI. . . BibHotecaGino Bianco

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