Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

Venezia inve,rnale 47 confusi in vaste masse di tenebra; l'acqua fatta opaca, senza re– spiro; le svolte di rio tappate d'ovatta bigia; i fanali affiochiti, chiusi ognuno nel proprio alone breve, sul viscidume dei lastricati neri. Ombre nere sfilano rapide davanti alle vetrine illuminate; qualcuna s'arresta al fornello rosseggiante d'un venditore di mar– roni, e poi sùbito si dilegua e dissolve nel nulla. In laguna c'è un bastimento che manda ululi e lagni di bestia intrappolata; mentre le campanelle della nebbia si chiamano e si rispondono ostiNate, con una impassibilità mecc:rnica che promette diFiastri. Bel vento delle mattine rasserenate : acerbo e luminoso borin, che ringiovanisce miracolosamente questo nostro vecchissimo mondo. Il Canal Grande è tutto un correre e inseguirsi e urtarsi di piccole onde verdi. Arrivano impetuose dal largo e si stipano là dentro confusamente; all'imbocco dei rii fanno ressa e s'impen– nano, come caprette cacciate dentro un sentiero di monte. C'è forza e asprezza di mare in questo tumulto. Il colore dell'acqua sotto sole è un verde oliva, denso e cupo; ma le ombre dei palazzi e delle chiese, che si stendono quasi dal– l'una all'altra riva, sono· azzurre, tenufssime, posate appena a fior d'onda. Barche in giro non se ne vede: strada deserta - splen– dida e muta. Le gondole legate in fila ai pali dei traghetti saltel– lano, dimenandosi sui :fianchi, e levando alto, ora l'una ora l'altra,, il ferro di prua, raggiante come uno specchio. Dalle altane in vetta alle case risponde il lampeggiare abba,gliante della bian– cheria che s'agita, si dibatte e tenta di strapparsi alle corde per prendere il volo dietro i gabbiani rosati. Nei rii stretti e bui l'acqua s'acquieta: ristagna nerastra lungo i muri, e nel mezzo ha appena dei brividi di luce diaccia. Il vento ci muore, là dentro; e il sole si ferma su la porta in fondo, come un re di fiaba, tutto oro e azzurro. La laguna, davanti al molo, è d'un turchino torbido e amaro : ribolle, spumeggia, si getta contro le prode di ma,rmo, oscuramente tormentata, sotto un cielo nitido e fisso, di gemma. San Giorgio, tutto bruno contro luce, s'imperla d'un sottile pulviscolo d'argento: è stranamente lonta,no. Stranamente vicine tutte le cose al sole : i caminotti rossi dei rimorchiatori attraecati alla Bragora, l'albe– rata fosca dei Giardini, gli alberghi candidi del Lido. Nel breve cerchio si addensa un'immensa energia di gioia e di dolore; e pare che oltre gli orizzonti d'un mondo così compiuto non ci debba essere più nulla. Come nel cerchio d'illusione della giovinezza. DIEGO V ALERI. ibliotecaGino Stanco

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