Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

E. NARlSCHKlN-KURAKIN, Sotto tre Zar 127 seguentemente gli avveniva che, a,ppena dato un ordine, era sempre preso dal dubbio -circa l'opportunità e la bontà del medesimo; voleva a,llora revocarlo, e quando ciò era impossibile, si lasciava andare ad ogni sorta di compromessi». E a proposito dell'imperatrice, il 29 marzo 1917, ella segnava nel suo diario: « Vorrei che si ,sapesse che già da uri pezzo è mia opinione che la Zarina si trova in uno stato patologico! Ciò po– trebbe costituire la sua discolpa, e forse la sua salvezza». Tuttavia quella che l'imperatrice chiamava affettuosamente « la signora Zizì » seppe essere di così valido aiuto morale ai suoi signori, éhe essi si separarono da lei, nel maggio 1917, con dimostraiioni di sincero e riconoscente af– fetto: « Quando l'Imperatore apprese che andavo via, venne a trovarmi con Tatiana e Alessio. Poi, ritiratisi i due fanciulli, egli r1mase a lungo da solo con me. Era molto commosso, ed io non lo ero me.no . Cvedo che avessimo in comune il presentimento di non rivederci mai più. Ci ab– bra,cciammo più volte, ed egli mi baciava e ribaciava la mano. Più tardi venne l'Imperatrice, e rimase con me due ore. Io mi sentivo stanchissima, essa fu molto affettuosa. Continuava a sperare nel buon successo di una controrivoluzione, e non si rendeva minimamente conto che un nuovo rovesciamento di regime poteva portare a cose peggiori. L'illusione le faceva, bene, e l'aiutava a sopportare le presenti afflizioni. - La mattina· dopo venne di nuovo da me, ringraziandomi sentitamente per essere stata, come essa disse, per lei un grande sostegno. Pianse amaramente stringendo-mi fra le sue braccia». A Nicola II, che nelle o-vazioni da lui ricevute in un suo viaggio in Francia vedeva un ,sintomo sicuro di prossima restaurazione monar– chica, la Naryskina rispose che, secondo lei, « ciò non sarebbe mai avve- 1).Uto,perché la repubblica preservava il paese dagl'intrighi dei tre par– titi monarchici, i legittimisti, quello degli Orléans e quello dei Bona– parte; inoltre la repubblica soddisfaceva nel miglior modo possibile le . aspirazioni della ma,ggior parte ». Questa visione netta delle cose le per– metteva di cogliere i tratti caratteristici d'una persona (o d'un fatto) con una giustezza., che non era neppur fatta risaltare dalle pennellate pittoresche di chi ha il dono sallustiano del «ritratto». Fra i suoi ri– cordi più lontani c'era un invito all' Abbaye au Bois, per un ballo di bambini: « Per tutta una, mattinata, H parrucchiere mi fu attorno a mettermi papillotes e a trattarmi coi ferri da ricci ; poi mi pose una corona di rugiadose primule sui capelli. Indossavo un abito bianco di pizzi di Valencienne e quando si trattò di avviarsi in carrozza aperta Yerso l' Abbaye au Bois, davvero ero superba come una regina. Giun– ta vi, venni posta innanzi ad una vecchia signora e a un vecchio signore, e mi si disse che erano la celebre Ma-dame Récamier e ìl non meno celebre Monsieur de ,Ohateaubriand ». Alle feste per l'incoronazione di Alessandro III ebbe modo di avvicinare il nunzio pontificio : « Monsignor Vannutelli, prelato molto assennato e colto, durante il percorso attra– verso ·la città venne salutato da festose acclamazioni da parte della cittadinanza cattolica. Ci apparve subito come. un molto simpatico si– gnore, di modi distinti e fini, che sapeva mirabilmente assumere quel contegno che si addiceva alla sua dignità, contegnoso, calmo e benevolo. S'intrattenne a lungo con Pobiedonoszev, ed io stessa ebbi varie occa-

RkJQdWJsaXNoZXIy