Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

. I corrispondenti del Carducci 85 che per la cortesia non fu mai detto si debba mancare al dovere. Ora i miei doveri di ufficiale pubblico sono molti· e gravi, non pochi né lievi gli obblighi e gli impegni privati. E gli anni fuggono, e fuggendo mi am- ;,-moniscono che non è più H caso di distrarsi. - GrnsuÈ CAnouccr 1> (25 marzo ·t883). · La «trovata» non lo salvò! Sappiamo che il Carducci dovette ricorrer ad altri spedienti.. .. Se noi scorriamo i nomi di coloro che scrivono al Carduc.ci, abbiamo un'altra prova delle sue consuetudini di vita. Tra le lettere a lui, non è mai trac.eia di corrispondenza mondana. Se si tolgono i nostri sovrani a cui fu legato da devoto affetto, non mai bruttato di cortigianeria. non ebbe rapporti con alcun altro mo– narca o principe di grido. Una eccezione sola: Dom Pedro II impera,tor-3 del Brasile; senonché fu proprio l'impei.'atore a chiedergli il permesso di assistere a una i;,ua lezione (col solito orario e nella solita aula) all'Uni– veria:ità. Ma coll'Italia viva e operante, con coloro che la governarono in tempi difficili, frequenti sono i suoi contatti, non mai da lui sollecitati, salvo che per i gl"andissimi, ai quali si inchinava reverente. E primo fra tutti gli uomini del risorgimento, e ·quelli politici. è da ricordare Giuseppe Garibaldi dal quale parecchie lettere furono indi– rizzate al poeta; e ad esso fanno immediato seguito Benedetto Cairoli, Terenzio Mamiani, Agostino Be1-tani, Quirico Filopanti, Francesco Domenico Guerrazzi, Francesco Crispi, Nicola Fabrizi, Aurelio Saffi. E poi G. N. Pepoli, Marco Minghetti, Antonio Montanari, Urbano Rat– tazzi, Ubaldino Peruzzi, Quintino Rella, Ruggero Bonghi, Felice Caval– lotti, Vittorio Imbriani, Gaspare Finali, Giuseppe Zanardelli, Alfredo Baccarini, Giovanni Codronchi, Alberto Mario, Adriano Lemmi, Antonio Fratti, Ferdinando ~fartini, Guido Baccelli, Giusepp!\ Cesare Abba, Leonida Bissolati, Giovanni Giolitti, Sidney .Sonnino. Ac.canto a questi dobbiamo ~ùbito collocare i poeti e i dotti, a lui ugualmente cari. Tra i poeti? Ecco quelli della vecchia guardia, che salutano il nuovo ardito cantore: Aleardo Aleardi ancora tutto risonante delle poesie per la rivoluzione italiana, Luigi Mercantini a cui grande fama aveva recato l'Inno a Ga-ribaldi, il trentino Andrea Maffei, Carlo Pepoli già lodato dal Leopardi, Arnaldo Fusinato il più popolare dei poeti nostri della metà del secolo XIX, l'improvvisatore Giuseppe Regaldi. E un'al– tra bella corona di poeti del suo tempo o di lui più giovani gli si fecero attorno ad accompagnare, come nei cori popolari, la voce di testa: fra i moltissimi di cui restano le lettere nel carteggio carduc.ciano ricordo soltanto Giovanni Marchetti, Enrico Panzacchi, Gabriele D'Annunzio, Mario Rapisardi, Giov::i,nniMarradi, Giacomo Zanella, Domenico Gnoli, Vittorio Betteloni, Adolfo de Bosis ecc. Fra i filosofi e storici troviamo pure i più grandi nomi d'Italia : :N"ic– colò Tommaseo, Celestino Cavedoni, Cesare Cantù, Roberto Ardigò, Gio– vanni Bovio, Salvatore Betti, Giacomo Barzellotti, Francesco Fiorentino, Camillo De Meis, Pietro Siciliani, Achille Gennarelli, Atto Vannucci, Tullo Massaran,i, Bartolomeo llalfatti, Giovanni Gozzadini, Pie:i; Desi- BibliotecaGino Bianco

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