Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

Lettera a Emilio Bodrero per la s1ta abdicazione 723 cesi e agl' Italiani dopo Napoleone, sempre centuplica l'impeto dei gio– ,va~i che sopra~vi:ono e degli adolescenti che sopravvengono, quasi che essi sentan.o d'urtmto l'obbligo di compensare così le forze dei co'etanP-i. perduti e di ristabilire l'equilibrio tra morte e vita,. Di questo impeto e cli questo dovere, dopo la lunga, guerra di cui tu rechi sul petto i segni d'onore, l'Italia, nazione d'antichissima civiltà ed esperienza, s'è reso conto prima d'altri e meglio d'altri; ed è questa la prima ragione sto– rica, direi fisiologica, del Fascismo : la prima,, non la sola. Ma questa stessa ·corsa e foga dei giovani oggi (e già direi, ieri) portandoli suqito a comandare e a giudicare e perciò anche ad errare, a correggersi e a vigilarsi pei• meglio ricominciare, li matura più presto che nei tempi ordinari, ,e infatti tu trovi adesso in uomini di trent'anni l'esperienza che una volta si trovava soltanto negli uomini di cinquanta. Quanti anni ha Grandi ? Quanti, Balbo ? Ma dalle labbra loro non ho mai· udito un linguaggio per me, come tu asseveri, incomprensibile, e la conversazione è andata avanti benissimo come tra uomini, se non della stessa età, della stessa civiltà, che è quel che conta. Civiltà italiana .. Tu di questa frattura tra. due epoche, il nostro pu– trido ieri e il fiorente dopodomani dei giovani che conosci tu, dài esempi in politka, in arte, in poesiar; ma, perdonami, non badi alle date. « I veochi schemi non servono più all'espressione del pensiero nuovo. Non si scrive più in endecasillabi, non si scrive più in sonetti n. Ma dalle Odi barbare di Giosue Carducci all'Alcione di Gabriele d'Annunzio, questa è storia veochia, assai più vecchia di me e di te, e i tuoi giovani non c'entrano altro che per far coda. Anzi se leggi le poesie dei gio– vanissimi, mettiamo in Circoli, t'avvedi come sia tramontata la ma– linconica burla d'una sciatta prosa che il tipografo sembrava rompere a caso e che solo per questo si doveva chiamare poesia, e con quanta cura, invece, direi con quanta nostalgia, i migliori si v·engano riavvicinando ai metri regolari, Amor di donna, e la mia vita è a frutto · Come un'arancia ai raggi di febbraio .... e cautamente li àdoperino vibrandoli o annocla,ndoli con una maestria, sempre più sicura così' che strettamente il metro segua l'avanzare e il ritrarsi, lo zampillare e il distendersi del sentimento animatore. E il discorso può continuare per la musica, per l'aì·chitettura, per la pit– tura per la scultura che sono tutte, a detta. dei critici e degli !'ltorici di t~tta Europa, a una svolta, anzi sulla via del ritorno; un ritorno che 11011 arriverà mai per fortuna a,l punto di pa.rtenza. Chi dice insomma giovani e vecchi, non dice niente, nemmeno in politica, se vedo Giuriati, Ciano, Gentile,. meritameute con t~ in prima linea con questa differenza che nessuno ,d1loro pensa ad abdicare come in u~'ora di distratta abnegazione hai abdicato tl~, tu professore, tu insegnante, tu che, mentre io scri~o, sei pr?babilmente sul_la _tua catte– dra di Padova a far lezione ai tuoi studenti, dopo avere chch1arato che la tua esperienza, non è per essi di nessun giovamento perché es~i già sanno da loro « ciò che vogliono e dove devono andare n. Proprio tu, Abelardo? Non ti sta a viso. E queste Nnuncie le pronunciavi nella sala del Brunellesco al palazzo di Parte Guelfa, il qua le Brunellesco a sessan- ibltotecaGtno Biar1co

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