Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

740 P. Nardi - Problemi intorno a un romanzo mori del passato scompiglio, paiono, ricreati, congratulare alla mutua bellezza )>. In queste rappresentazioni di cose, o in quelle, più frequenti, di muliebri figure, c'è non so che energia di tocco, come se in ogni frase, anzi in ogni paro_la, e fin nelle pause e nelle ellissi., dovesse passare, includervisi e concludervisi, tutto, senza dissoluzione di linee ~ senza dispersioni di colorito, tacitianamente, il Tommaseo. Si pensa all'in– tuarsi, all'immiarsi dell'Alighieri. Cose e figure serbano il rifl.Elssod'una personalità vicina appunto al dantesco, nodosa ma schietta, dura ma sana, intera nella sua forza arida. Maria è morta : « L'infelice marito .... accese una -candela allato al caçlavere, Elaprì pian piano le imposte. Sorgeva torbido il di : nevicava. Egli, seduto tra il letto e la finestra, guardava ora al cielo biancheggiante, ora alla sua moglie morta; e pregava- Dio senza piangere n. Il romanzo finisce così : con questa tristezza ferma, tradotta in parole risolute, -senza ritorni. Un temperamento specchiato nelle qualità di unQ stile. Ohe sia questa la definizione che cerchiamo·? Varrebbe, chi ben consideri, per le luci, ma a~che p(lr le ombre, pei momenti meno felici, del libro. E ci ri– -condurrebbe dinanzi, accanto al Tommaseo non ancora quarante11:ne, anche l'altro, il veccl ;ij.oe cieco e dalla nivea barba veneranda: quello che, in piedi, il dorso rivolto al caminetto, dElttava al suo segretario, con labbra ormai tremule per la paralisi, gli ultimi aforismi, saldi, incisivi, come pochissimi altri della letteratura italiana. PIERO NARDI. Biblioteca·Gino Bianco

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