Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931

LETTERE DI EDOARDO SOARFOGLIO A OLGA LODI OSSANI. I critici italiani dimostran.o, d'ordina,rio, un interesse mediocre per gli epistolari. In fondo, questi rion attiraino la loro attenzione che quando possono illustrare documenta-riamente la genesi d'un' opera molto complessa (Foscolo, Leopardi, Carducci, Verdi). È raro che le lettere destino l'interesse di l)D tempo, quando l'epistola costituiva un genere letterario rieco di bellezze stilistiche. Bisogna, tra, l'altro rilevare (~ l'affermazione va, naturahnente, intesa a~m grano salis), che l'atti– vità epistolar,e dei nostri maggiori scrittori dell'Ottocento è stata molto limitata, almeno in quanto a contenuto. L'italiano ha sempre preferito espandersi nelle opere piuttosto che nelle missive private. È facile rico– noscere, sia in questa scarsa prodigalità, dello scrittore italiano, sia nel mediocre interesse dei nostri critici per la vita intima dei geni, alcune peculiarità caratteristiche del nostro temperamento. Le raduneremo tutte in unni definizione generica: scarsezza di vita romantica. Qual poeta, qual romanziere del nostro Ottocento ha mai sentito l'impetuoso biso– gno di effusione che ha determinato gli epistolari di Stendhal, di Con– stant, di Flaubert, della Sand? Anche nelle due maggiori eccezioni, Foscolo e Leopardi, la natura e la qua.Jità delle lettere non è essenziale alla comprensione delle loro opere. L'italiano, temperamento sempre più concreto, sempre più realistico, non prodiga la materia d'arte nelle effu– sioni sentimentali e amicf!,li: l'essenziale di sé egli lo realizza nell'opera. Bisogna convenire che è questa estrema determinatezza della lettera– tura italiana a rendere il critico poco curioso di vite ordinariamente semplici, nelle quali la fantasia e i demoni difficilmente mettono lo scom– piglio. Forse anche a questa scarsezza cli vicissitudini romanzesche è dovuto il poco successo delle vite romanzate in Italia: il nostro Otto– cento deve pervenire al vivente d'Annunzio per trovare una vita la cui attività pratica, la cui documentazione abbia un interesse e una com– plessità quasi pari all'opera letteraria. La, fortuna stessa del Leopardi riprova come sia radicata l'indifferenza italiana per la vita intima dei suoi grandi. Non fu ancora composta una biografia leopardiana che narri pienamente le complesse traversie di quella breve vita. E non su– scitarono al loro tempo infinite proteste le memorie di Antonio Ranieri, Sette anni di sodalizio · aon Giacomo Leopardi ? Benché la sostanza di quelle memorie fosse ampiamente controllabile e _confermabile _nell' Epi– stolario, nessuno si rassegnava alla visione di quelle piccole e torbide miserie, in un grande uom-o. La ghiottoneria morbosa, la poca pulizia, tutti-gli aspetti torbidi ed oscuri di quel carattere, sembravano calunnie, 17. - Pègaso.

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