Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931

Ricordo di Adolfo Gandiglio 231 portuni silem~i, che ha finezze e cautele, che sa celarSli e scopriJ?si, che alla vita. quotidiana toglie peso e dà leggerezza, che subito vede le vie più soffici e più appartate dell'aiuto ,e del con,forto, che si confida con l'uno per -il bene dell'altro, che è vigile f:: pronta, prudente e intelligente, eh.e unicamente si nutre di sostanzia1e bol'ltà, che unica.mente si a,ooende di generosità illumiI1,ata; dico di quell'amicizia che è anche il sapore più dolce, tra padre e figlio, tra fratello e fratello, degli stessi affetti dome– stici, i quali dal COSIÌ detto istinto naturale hanno assai più collere che amore, assai più urti e dissidi che consensi e pace, se amicizia non soc– corre presente. E quando taluno di noi scompare di quel nostro sodalizio di ventenni, taluno che custodi sempre, come il nostro Adolfo, e mai contaminò, la freschezza, ingenua ,della-giovinezza, e ai sentimenti e agli affetti e alle amicizie della giovinezza tenne fede sempre senza dubbi e senza ombre; che se ebbe rinomanza mai la cercò, e non sali mai per le scale di una fortuna torbida- e impura; quando lai notizia ci giunge di tale scomparsa, tra noi 8Upers,titi ci guardiamo col cuore stre:tto di ansia e di smarrimento: e il nostro pianto e la nostra pena e la nostra pietà non sono per l'amicò scompallso e perduto ma per noi medesimi, per il nostro patire che tanto più si fa stanco e desolato, per il nostro vivere che tanto più si fa ,solitamo e faticoso e peso, quanto più avvertiamo che via via negli anni lo sgomento del vuoto ci cresce dattorno. MANARA VALGIM!GLI. 1bliotecaGino Bianco

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