Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931

'( 230 M. Valgimigli riconoscimento a<; ,centua.va, l'ammonimento che troppo ridondante e sontuoso glii pa'reva lo ,stile, e insomma, diceva, troppo più asiano fiorito che attico puro. Alla fine, traduceva lui; o meglio leg~e':a, da un suo foglietto, il latino suo,. E qui era veramente la merav1gha: perché la prosa del Leopa,rdi o del Monti, tanto ue era il latino espressione ad~rente e totale e unica, parnva essa da codesto latino tradotta cui iil Gandino avesse ritro,vato e scoperto; il calco o lo stampo pareva di un modello originale che il Gaudino aves,se restaurato e resuscitato. Pascoli e Gandino: due nomi che ci danno la definizione e forse a,nche H limitè dell'attività del Gandiglio: grammatico e stilista latino di esigenze e movenze .sopra tutto ciceroniane, quale incominciò a essere negli anni universitari e fu poi compiuto e perfetto; interprete raffina– tissimo, conoscitore erudjtissimo e sottilissimo di tutti i se.greti, di tutti gli atteggiamenti, di tutti i modi e, mezzi, sostanziali e formaU, interni . ed esterni, dal lessico diverso, seconrlo l'età diversa raffigurata al.la di– ver,sa metrica e prosodia, e insomma, di tutta l'arte e di tutti gli artif ici della poesia del Pascoli latina, quale egli fu e crebbe e sempre più si a-ddeSttròe si affinò neg1i anni maturi fino alla morte. A questa opera, più che all'altra cli grammatico, benché da essa aiutata e vigilata, il suo nome è raccomandato .sicuramente. La, seconda, edizione dei CarminfJ latina, che uscì l'anno passato in aprile, per finezza e acutezza, e cau– tela e industria e diligenza somme di critico ,e di editore, è cosà salda e definitiva, e annulla la edizione prima, ancorché ottima, di Ermene– gildo Pistelli. E la traduzione e illustrazione· dei poemetti latini di ar– gomento classico, di cui venne fuori, rinnovata e arricchita:, la seconda edizione lin due volumi tre mesi fa, rimarrà tuttavia lungo tempo il libro maestro a chi voglia avvicinar,e con intelligenza e con informazione sicura una poesia per se stessa non facile, più di una volta irretita e oscura. Caduca reputerei l'opera sua di poetà, da lui stésso del resto reputata s~ondaria ·e oocasionale: anche se taluno dei suoi poemetti, specie l' Alumnus V ergili concepito e scritt_o dopo la morte del Pascoli, ebbe lode singolare dai giudid di Amsterdam. Ma senza defirnizione e senza limiti, nella memoria mia e di tutti noi che gli fummo compagni ed amici in quei tre o quattro anni bolognesi, sopravvivono la sua figura, il suo volto, la sua, cordialità, la sua uma– nità, e quel suo a-0cento e timbro particolarissimi di placidezza. pigra e serena. Basta, che il suo nome sia detto fra noi, e subito lo rivediamo in alcuno degli atteggiamenti o dei luoghi che gli furono co,nsueti: o in quel nudo e lungo e scuro stanzone de]Ja biblioteca universitaria dove la ,sera andavamo più che a studia,re a scalda.rei; o a scuola in qualcuno degli ultimi banchi; o da Semprini, una :fiaschetteria to~cana di via Rizzoli, nei gioTni Ili maggior ga,la ancora lontani daHa fine del mese. Molti di noi, credo, taluno certissimamente, una cosa grande sopra tutte impa,rammo quegli anni : una cosa grande e bella, la quale io reputo il pregio massimo della vita, anche più dell'amore, anche più della gloria e della, ricchezza: il valore dell'amicizia. Dico dell'amicizia ch'è fatta di tutto e di nulla, che dona e non chiede, che si dona è si abbandona che ammonisce e cne compatisce, che conosce le parole adatte e gli op: Biblioteca Gino Bianco

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