Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

66 B. Oicognani Per il marito quel sottostare di lei così, era frigidezza : onde egli moltiplicava dal canto suo gli ardori: un aumento per lei di patire. Egli restava alla fine quasi mortificato, e esprimeva la sua afflizione con quei modi nei quali si rivelava una gentilezza quasi incredibile : « Se qualche cosa in me ti dispiace, se qualche cosa ti urta, dimmelo, o in qualche modo fammelo capire. Non aver riguardi, non aver timori : io ò troppo rispetto per certe sensibilità. Siamo fatti così buffi! Quel che mi raccomando. è che qualunque cosa sia, non la tenere per te)). Sapeva bene che è in questo tenere per sé l'origine prima delle infedeltà. · Beatrice restava muta. Avrebbe preferito che il marito fosse stato un uomo bruta.le : l'avversione, allora, le sarebbe stata per– donata; mentre ecco, inveceJ poteva ella desiderare una gentilezza più intelligente ? Perciò tenne in sé anche quel soffrire che accusava un'anomalìa fisica: nascosto non solo al marito ma a tutti. E come quella che non aveva mai avuto inclinazione a rimuginar certe cose, essendo stata fino da piccina casta - mai certi discorsi, certe allusioni con le compagne: con la madre stessa una riluttanza a toccare certi argomenti, aver fastidio di certe domande, fino· da quando la prima volta fu fatto scalpore del suo essere divenuta donna: e lei era ri– masta offesa di questa indiscrezione d'un· segreto suo - accettò in sé medesima, con quell'assolutezza che è nel pudore, d'essere fatta come era fatta. Piuttosto che farne parola con altri, sia pure a sua madre, sarebbe morta. Da casa le arrivò un letterone. Babbo e mamma gareggiavano in raccomandazioni: «Noi ormai ti conosciamo, sappiamo come sei in fondo; e poi siam genitori: s'à l'obbligo di contentarci del poco che si riceva; ma un marito, no. •ru non puoi pretendere d'essere indovinata, non puoi pretendere affettuosità se dal canto tuo non .ne dimostri. È la nostra paura, .:figli.ola.Giacché ài avuto 13;fortuna di trovare un marito cm;neRomualdy, sappitela mantenere, codesta fortuna. Cerca di far forza al tuo benedetto carattere. Noi ti vo– gliamo felice e sappiamo che forse per nessuno la propria felicità dipende da lui stesso com'è per te)). E su questo tòno le righe sus– seguivano alle righe con la prolissità di chi, amando, teme di non aver detto abbastanza e vede la cosa via via sott'un nuovo aspetto, da un altro punto di vista; la cosa che ora vede meglio quasi la sco– pra per la prima volta, ora che la persona amata è lontana e non è più sua ma diventata d'altri.· E o:ra che è d'altri la riconosce più in sé. La madre poi era curiosa di mai tante cose; « dicci)) era la parola che si ripeteva a ogni capoverso : Beatrice ringraziò Dio d'esser distante parecchi chilometri: pensò con terrore a sua ma– dre presente cTue le muovesse a voce quelle domande e altre più 'in- Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy