Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

Villa Beatrice 67 time che nella lettera non erano scritte ma che si leggevano tra rigo e rigo e che, in presenza, sarebbero certo venute alla bocca. Aveva posato la lettera sul piano dello scrittoio e appoggiata al davanzale della finestra considerava che pur un giorno o l'altro i suoi sarebbero venuti a farle visita e che allora sua madre le avrebbe immancabilmente rivolte certe interrogazioni, quando la voce del marito: - Sei contenta ch'io legga ? -No! - Perché, mia cara? È la sola cosa ch'io chiedo, lo sai, che tu abbia meno segreti possibili con me : e vuoi tenermi nascosto anche quel che ti scrivono i tuoi ? E mi dici di no così seccamente. Lascia, sii buona, ch'io legga. - Ti prego : no. Egli aveva già preso in mano la lettera : la riposò. E affettuosa– mente s'avvicinò a Beatrice : - Vado in fabbrica. Addio. - E fece per baciarla in fronte. Ella chiuse gli occhi; lui se n'accorse e si ricompose. Stava per dir qual– che cosa ma si morse il labbro e poi, col gesto che gli era abituale quando voleva liùerarsi l'anima da un'ombra, si passò una mano sulla fronte. Ella capì ch'egli soffriva: e ne provava rimorso. Una parola le veniva alla bocca: « Lèggi ! >>; e fece l'atto di parlare. Non uscì suono. Sentì la spinta a stender una, mano per riaccostare il marito a sé; e fu come quando in certi stati di debolezza si pensa di far un movimento e si riman fermi. Egli le carezzò il mento e le disse con accento di babbo: « Fai soffrir me e forse tu stessa soffri di più. Vìnciti ! >>. Ella fece il viso duro e lui se n'andò: e pareva più vecchio. Beatrice rimase alla finestra: c'era l'automobile pronta giù, e lo chauffeur che aspettava. Il marito sa,lì al volante, mise in azione il motore. E mentre questo pigliava il suo respiro regolare il marito si voltò in su e salutò con la mano la moglie. Ella anziché rispon– dere scomparve dalla _finestra. E il marito non immaginò - come avrebbe potuto immaginarlo ? - che essa era andata allo scrittoio e s'era abbandonata sulla seggiola e, ora, le uscivan le lacrime. Una, cadde sopra la lettera e fece spander l'inchiostro. Beatrice fece a pezzetti la lettera. E per tutta la mattinata, finché non fu scomparso l'arrossamento del pianto, ella rimase invisibile, chiusa a segreto nel suo salottino. Le giornate eterne, tutte compagne. E quel che avevan di meglio eran le ore in cui poteva star sola : sola con sé. La mattina, nel parco: portava il suo lavoro: il ricamo, la panierina col necessario. Aveva avuto fin da bambina molta disposizione per i lavori con l'ago, pazienti; e ora, ricordando certi discorsi, di sua madre e· bliotecaGino Bianco

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