Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

Il « Ritorno alla semplicità>>in alcuni giovani compo.~itorifrancesi 53 il genio è essenzialmente creativo e che le condizioni più o meno sfavorevoli in cui si sviluppa posson ritardare o render meno rigo– gliosa la fioritura, ma non annullarla; ché soltanto dai frutti pos– siamo riconoscere la presenza geniale. In Satie l'opera d'arte, - questa, secondo noi, è la verità amara che pur s'ha da dire senza inutili ambagi, - non è mai stata raggiunta; non esiste un'opera di Satie, a nostra conoscenza, che possa ritenersi una compiuta opera d'arte. Il precursore precorre ma s'arresta sul limitare del concreto artistico ; ciascuna delle sue opere è il presagio di ciò che altri realiz– zerà in pieno ; sarà dapprima Debussy, saranno ai giorni nostri alcuni dei giovani che l'amarono da vivo e, morto, ne onorano la memoria, come più innanzi sarà detto. Tuttavia si può facilmente imaginare quale interesse vi sia oggi a rileggere la copiosa produzione di Satie; in essa lo studioRo trova il filo conduttore di quasi tutta la moderna musica francese ed il segno delle tendenze che per esser in Satie allo stato nascente pos– sono essere più facilmente identi_ficate e sistemate. « Chaque oeuvre cle Satie, - ba scritto un seguace del nostro musicista, - est le pré– sage des directions que la musique française a prises depuis trente ctnq ans. Celle de 1900 doit aux Gvmnopédies ce que celle de 1920 doit à Parade >>.Quale (' dunque il cammin9 percorso da Ra- -tie dalle giova-nili pagine pianistiche al balletto Parade? È un cam– mino che, attraverso ondeggiamenti incertezze soste e riprese, con– duce dal più complesso al meno complesso, al semplice; è una spe– cie di rinuncia continua a tutte le apparenze, agli adornamenti, alle immediate possibilità di commozione per cui la musica agisce sui sensi in superficie provocando gli stati d'animo patetici. Partito da una specie di misticismo sensuale, dal vago sentimento del mi– i;;tero e del soprannaturale, impregnato di simbolismo alla Péladan, Erik Satie perviene a sessanta anni ad un primitivismo, nel quale dimentica se stesso e s'umilia nell'opera che compone. « Oublier sa propre présence >> sono parole ch'egli ha scritto in margine ad una composizione. Avendo presente il risultato finale, l'unità dei modi di Satie divien chiara: lo stesso h1tmour che a volte par tutto su– bordinare a sé, va ad occupare il posto che gli conviene nella pro– spettiva e non è certo di primo piano. E tutta quella varietà e biz– zarria di titoli più non ci illude e ci porta fuor di via; l'umorismo, lo scetticismo di questo « pince-sans-rire >> spesso non è che il mezzo difensivo cli una sensibilità che ha il pudore di rivelarsi, di' un'anima che sempre più s'allontana dalle passioni terrene. << Ain,;i netfoyée, - scrive Maxime ,Jacob della sua musica, - elle devient pure et blanche, sans ombre ni remous, une musique du Ciel>>. Il Sacre d1t-Pri11temps di Sfrawinsky, di solito esaltato come la prima pietra dell'edificio mnsklllP in Yia di coRtruzione, appartiene bliotecaGino Bianco

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