Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

LIBRI. GIOVANNI GENTILE, La Filosofia de,WArte. - Treves', Milano,, 1931. L. 30. La sorte opposta del pensiero filosofico di Croce e di Gentile trova. in que!3to libro, la sua definitiva espressione ,storica e simbolica. Mentre Croce giunse alle altre discipline filosofiche, muovendo dal– l' Estetioa, Gentile è pervenuto all'Estetica come ad ultima fase del proprio sistema. L'inverso cammino spiega, per .sé solo, il fattOI che il Gentile, per– venuto sul terreno nel quale il Croce per circa trent'anni a,veva regnato da. sovrano, abbia, con questo libro, sferrato contro l'antico ventennale collaboratore una polemica, giusti,ficabile nella sos.tanza, dolorosa e forse degna, in una seconda edizione, di es,ser;e~ttenuata nella forma. Ho detto: giustificabile nella sostanza, perché ba,sterebbe questa Filosofia dell-'Arte dedotta rigorosamente dalla metafisiea, dalla logica e tlaJl''eti,ca, da molti anni già, formulate dall'autore, a dimostrare quale,, torto si facesse al Gentile confondendo il suo idealismo con quello del Ceoce. Quasi ci sarebbe cla, ringraziare la politica per a,ver rotto violen– temente il binomio che incatenava, anche nei manuali scolastici, i due pensatori, tra i quali somiglianza c'è ,solo in quanto i loro sistemi de– rivano dall'unica matrice dell'idealismo, mentre questo, forse, può dar luogo (come in questo caso) a filosofie talmente diverse d;;i, farle apparire più lonfane l'una dall'altra di quanto non sia lontano lo stesso idealismo da altre forme generali del pensiero, quali lo spiritua,lismo e il mate– rialirsmo. Per valutare es~ttamente il contributò originale. di Gentile nel campo della filosofia dell'arte è necessario ricapitolare la storia dell'este- tica quale essa appa11eal medesimo aut'ore. · , , ·Secondo Gentile, né il pensiero greco,, né quello cristiano del Me– dioevo e del Rinascimento ebbero un'estetica, nel senso di una disciplina per sé ·stante, e ciò perché -<< l'arte ,è attività spirituale e lo spirito non E:lntròmai nel quadro della realtà a cui fu rivolto il pensiero, degli an– tichi». I:r;t quella « preistoria dell'esteti,ca » si possono trovare (special– mente in Platone e in Aristotele) (felici accenni e vaghi presentimenti, ma nulla che sia dedotto da un con:eetto coerente al principio e al me– todo della, filosofia». Anche il Medioevo, pur avendo « un fermento di vita che, quando produrrà i suoi frutti, darà il concetto della realtà, sconosciuta all'an-– W?hità classica, la realtà dello ·spiil.'ito», «·si muove dentro gli stes.si concetti della filosofia antica, e non può arrivare alla giustific azione BibliotecaGino Bianco

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