Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

G. GENTILE, La Filosofia dell' .Arte 105 dell'art-e come attività autonoma ed essenziale dello spirito». Né la filosofia del Rinascimento supera il quadro medioevale, pur « comin– ciando a sentire nell'uomo una potenza capace di affrontare e fronteg– giare la natura» cioè la sua « autonomia ed energia creatrice». Perché (< la porta si apra» deve compiersi la rivoluzione, « deve nel pensiero cader la natura e sorgere lo spirito». Questa rivoluzione co– mincia con Galileo e continua con una prima serie di filosofi al termine <'lella quale il Gentile colloca Leibniz e Vico, il quale ultimo contrappo– neva la sua S&ienza. ntUova come filosofia dello spirjto, alla, v~hia scienza indagatrice della verità naturale. Ecco dunque in Vico l'arte, la poesia, giustificata come il primo momento della vita dello spirito, « distinta dall:1i scienza che è forma dell'intelletto o ragione; la verità non è soltanto quella che si cono~e per puri universali nella filosofia, ma quella pure che riempie l'animo agitato e comm·osso, che non si esprùrw per tcorem.i, ma nel canto. Ed è tutto un mondo con la fisica, con la sua etica e con la sua teologia: in Ré compiuto e perfetto ii. Si comprende dunque, come, proprio in que– sta fase del pensiero europeo, l'estetica si delinei e si fissi, per opera del Baumgarten, « col suo nome proprio ii, « come scienza di un genere di cognizione distinto dalla cognizione speculativa o razionale >J. E giungiamo così, con l'epoca moderna di Ka,nt e di Hegel, alla de– iìnitiva apparizione e sistemazione dell'Estetica•, come scienza di per sé stante, e vi giungiamo in quanto perveniamo, nel medesimo tempo, a fondare la sdenza dello 1-1piritoconcepito come la realtà assoluta, senza dipendenze, senza derivazioni vere e proprie dal mondo empirico della natura. Lo spirito, in certo modo, crea la, natura, contiene la natura . .Se non che, Emanuele Kant, secondo Gentile, non riusciva a liberare il proprio pensiero da, residui realistici, come conseguenza della, sua teoria del noumeno, cioè di un quid che sfugge alla conoscenza e alla potenza dell'Io e ne costituisce, quindi, un limite. Ora, afferma Gentile, « l'Io, soltanto se produttivo senza esterni limiti può manifestare la sua creatività e libertà ed essere insomma spirito >J. Ecco perché, a ~usa di questa concezione limitata dell'Io, dello Spirito, « Kant, nell'Estetica trasoondentale, è passato accanto all'arte e n on se n'è accorto >J. Il passo definitivo fu compiuto da Hegel il qua.le dimostrò « come la critica che lo spirito fa di se stesso e di tutte le sue for-me, lo conduca a riconoscere nell'auto~oscienza assoluta l'essenza del reale >J. Qui, su questo terreno dello spirito a,ssoluto, « può metter radice la, pianta del– l'arte ii e da Hegel in poi « è un germogliare ricchissimo di osservazioni intorno all'arte che formano come una nuova e mai conosciuta sensi- , bilità del carattere spirituale dell'opera d'arte e del bello». Per Hegel « l'arte è la forma sensibile dell'idea»; ma « l'idea non è per lui un con• cetto o il concetto della mente, ma la stessa autocoscienza, o spirito con– sapevole di sé, e però veramente spirito». Tuttavia, anche la concezione estetica di Hegel è insufficiente, perché per il filosofo tedesco « la forma estetica, non è essenziale ed insuperabile, lo spirito vi passa e ripaasa dentro per uscirne ed elevarsi alla filosofia, alla forma pura dell'idea in sé e per sé, e l'arte non è immanente nella stessa forma S11prema del pensiero ». blioteca Gino Bianco

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