Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

• OINEMATOGRAFO 1930. Le condizioni di esistenza del cinematografo come mezzo di espressione, in questo momento di aperta e dichiarata crisi di tante forme di attività, appaiono quanto mai dubbie. Condizioni spe– cialmente precarie per via del commercialismo soverchiante l'in– telligenza di pochi disinteressati. n guaio è che anche in questo caso l'intelligenza non basta, o più precisamente l'intelligenza richiesta qui non può andar disgiunta da molte doti e qualità ·pratiche. La difficoltà sta appunto in ciò: trovare intelligenza e praticità, riunite in una sola persona, quel meticoloso e ardito ge– nerale d'armata, quel vigile orchestratore, quel delicato e preciso architetto che dev'essere il direttore di nn film. Altra volta ho notato (qualche anno fa in risposta all'inchiesta di Solaria) l'in– compatibilità, l'incomprensione vigente fra il direttore cinema– tografico e, poniamo, il letterato. Perché il letterato? L'obiezione è legittima: diciamo l'intellettuale, e mi spiego: c'è una sensi– bilità caratteristicamente cinematografica alla quale l'intellettuale, sia esso letterato, pittore, musico, artista in genere, rimane spesso singolarmente estraneo. Come la più sincera e profonda realtà di 'un film sfugge al volgare dominato dai suoi più immediati e tri– viali appetiti, non altrimenti di solito l'intellettuale tutto agghin– dato nell'armatura del suo abito mentale non sa vedere cinema– tograficamente : nel culmine di una vicenda drammatica uno si perderà in disquisizioni metafisiche, un altro nella estatica e fram-. mentaria contemplazione di una natura morta. Il ritmo, il tempo~ che è la, virtù cinematica per eccellenza, _sfugge così all'intellettuale il quale dimentica che, se l'arte è una, l'autonomia tecnica dei generi sussiste, ed il ·cinematografo all'inizio com'è della sua esi– stenza si affatica a· determinare questa autonomia per ora solo presentita attraverso poche illuminazioni. Per questo credo dav– vero che non sarà male se i letterati et similia lasceranno stare il cinematografo, se essi non sanno trarne che nuovi pretesti di este– tismo. Meglio è che la direzione dei film sia riservata ai compe– tenti. Ma ce ne sono dei competenti? Anche questa obiezione mi par più che legittima. Rispondo senza indugio affermativamente: BibliotecaGino Bianco

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