Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

I CAPRICCI DELL' ADRIANA. Difaccia alla fabbrica centrale délla loca111da, il cortile appariva chiuso da un muro alto e massiccio la cui sommità era guarnita da un'intatta fila di merli ghibellillli dipilllti di rosa, che dovevaino essere stati costruiti un cent'aillni ,addietro più per bellezza che per difesa. Una gram.de porta verdastra vi s'ap,riva nel mezzo, e metteva in un viotto lo che p oco più in là si biforcava conducoodo l'lllll ramo ad iJilcontrare la via maestra, dopo breve e ritorto cammino, per– dendosi l'altro fra i campi. Nella stagioille dei ba•g'ni, la gran folla dei forestieri impicci4,ndo l'ingresso principale della locanda con un fitto andirivieni di carrozze e bagagli fra cui mettevan note gaie i saluti degli arrivati e dei partenti, l'abbaiare dei cami, lo starnaz– zare dell'oche che dall'opposto lato della via, nataindo in una gora d'acqua limpida, coglievaino al tuff.o le briciole di pain secco che ragazzetti scalzi e cenciosi gettavaino dalla riva muscosa, l'entrata dei carri di provviste che giungevaino dal contado, il servizio degli stallieri e og1ni altro più grossolano, si fa cevano dalla parte dei campi, e la gran porta rimaneva spalanca.ta l'intero giorno per-rilll– chiudersi soltainto a notte, assist endo al più vario affaccendarsi d!opo aver arrugginito sui cardini nell'inve:rno pio.voso e •deserto. Quella mattina, al frastuom.o che fece uno di quei com.vogli ca– rico d'erbaggi e di frutta rotolando senza riguardo sulle pietre a gran schiocchi di frusta e f.esta di sonagli, mentre neU'aria aincdr tra-nquilla si levav8Jll.ole voci dei carrettieri trop·po tardi sedate dall'accorrere dei servi imprecanti, l'impo.sta di una :finestra del primo piano si socch.iuse quel tamto da permettere a due occhi cu– riosi di sincerarsi sulla causa ·di quei rumore, quindi si spalancò del tutto, e un raga.zzotto che ritto im.piedi sopra un barroccio porgeva ceste a un? sguattero i:r;isonnolito, poté cogliere di sfuggita le at– trattive di un disaoiglié femminile che svelto si ritirava. Rimase esso immobile, con lo sguar9-o fisso al vano abbandonato, reggendo la. camestra per i manichi a braccia tese, appuntellamdola alle ci– nocchia; poi si volse e curvandosi verso lo sguattero, strizzando l';c– chio ed insieme accennando con un leggero moto del capo alla :fim.e– stra e sorridendo in quel modo, fra il timido e l'astuto proprio dei vill8Jlli dir,ozzati: - o quella? - fece. ' BibliotecaGino Bianco

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