Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

I capricci dell'Adriana 153 - È la cameriera della signora Dal Po111te, - rispose l'interro– gato, poi con malagrazia, come pentito della propria condiscen - <lenza : - Bada qui, che non è pane per i tuoi denti. - E neppure per i vostri, m'immagino, - rimbeccò l'a-ltro. Intamto la ca,gione ignara di quel battibecco, attraversata in punta di piedi la camera, era andata ad origliare all'uscio che met– teva nella stamza della padrona. U111 silenzio profondo la rese sicura che il sonno di questa continuava tramquillo, ma poiché l'ora era quella del risveglio, si appressò alla toletta e in breve fu vestita e pro111taalla chiamata della signora. Allora, poiché nella camera vi– ci111a durava tuttavia il silenzio, tratto da un a-rmadio un vestito di trina a galee sboffi, preso ago e ditale, si mise con zelo a correggerne alcune parti imperfette. La signorina Maria, come la chiamavano i servi della locam-d'a, si era data a conoscere, in quei quattro o cinque giorni, come una graziosa perso111cinacon la quale rno111 era prudente scherzare. Giu– diziosa e abile, messa accanto alla Dal Po111teda uno dei primi protettori della cantamte, uomo di gusti raffilllati, amante del viver gentile, non si era più divisa da lei. Affezionata alla padrona, lo era ancor più al proprio mestiere, e sic0ome era convinta di adope– rarvisi irreproosibilmente, cioè a dire come poche, o meglio come rnessuna, gliene veniva Ullla,sicurezza e una dignità che se faceva sorridere i nobili ammirato:ri della cantante, passati illl rivista dal suo sguardo severo, imponeva alla servitù un rispetto che si river– sava eierntuplicato sulla padrona; tallltoché la Dal P()[lte, in casa propria o 111ellealtrui, in Parma o ovunque la conducesse l'arte sua e il suo capriccio, o aillche a volte quello di un protettore in– fluente, si trovava ad essere la meglio servita e la più spontanea– mente, tanto ama di venir comamdato come si conviene chi d'eve . obbedire. Mai s'era udita questa seria personcina, esprimere giudizi sulla sua padrona, e 111eppurein lei stessa ne faceva, ammettendo come principio che ai signori fosser permesse cose le più fantastiche e umor capricciosi; e poiché t:mto somigliavano fra loro quanto l'a0qua al fuoco, tutt'ordi111e, fermezza e risoluzione l'una, negli– genza e illlcostainza l'altra, volubile come i cieli di mezza stagione, 111e v~niva alla prima un merito maggiore, forse in parte dovuto a un affetto riguardoso e a quella 111aturaleincli,nazione che nasce fra i caratteri opposti. La fedeltà della Maria era poi di un genere tale che la si sarebbe potuta chiamare d'oro di zecchilllo, 1110n ammettendo neppure i soliti Olllesti servigi che rendono le più scrupolose came– riere agli innamorati delle loro padrone. Aver illotizia di come sia stata accolta una missiva, se con gioia o dispetto o peggio con in– differenza, sapere il perché di un mamcato ritrovo o la sorte di un mazzo di fiori, e se lieta o triste d'umore in quel giorno l'amata per prevenire e secondare i suoi desideri, era1110 tutte domande a cui lllon ibliotecaGrnoBianco

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