Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

1 gatti di Venezia J 51 ----------. ----------· -- -------- ------------------- strane parole con le quali sai farti intendere dai tuoi amici gatti; e quella pareva beata per iscripto, e faceva le fusa, musicalmente, in sordina. Poi tornò indietro, col suo morbido passo di danzatrice. Io mi son ricordato di lei, della gattina cortesana, l'altra sera che contemplavo entro lo specchio, un po' da lontano, i tuoi occhi lionati,. a mandorla, e la danza delle tue braccia, come bionde, in– torno al tuo viso pallido e lungo. Giuro che, anche qui, c'è sotto qualche diavoleria. Che se interrogo te, mio vecchio Bagigi, e, in nome della- nostra lunga sodalità, ti prego di confidarmi finalmente chi sei, e quale misteriosa simpatia ti lega a me oltre quella, dello stomaco, ho la sensazione inquietante che tu, pulitamente, ti rifiuti di parlare. Mi guardi un poco, di sotto in su, con quei tuoi occhi lustri che, quando vogliono, sanno vuotarsi d'ogni espressione e colore; e poi volti la testa da un'altra parte. Tu fai finta di non capire, vecchio, per non tradire il segreto della tua razza. E appena puoi cogliere un pretesto decente, - la serva che batte una bistecca, in cucina, o qualcuna delle tue molte mogli che leva la voce, giù, dall'orto delle Mnneghete, - te ne vai chiotto chiqtto, sordo a ogni mio richiamo, tutto chiuso entro il tuo logoro taba,rro, che di nero ebano già trascolora miseramente in verdone. DIEGO V A LFJRI. lioteca G no Bianco

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