Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

148 D. Valeri non è riserbo morale, - che gl'impone la segretez.za negli atti e fatti più propriamente suoi. Questo è già qualche cosa; e forse la con– dizione prima, e sufficiente, del viver sociale nei paesi civili. Naturale cbe i Veneziani l'amino, una bestia così naturalmente cittadina : una bestia ,che non ingombra, non sporca, non fa il · chiasso mentre è sempre pronta a difendere la casa dal dente dei topi. (Ohi sa se, priva di questa difesa, Venezia sarebbe anc6ra in piedi su le sue pala-fitte?). Ma li.o credo che l'amino anche, e so– pratutto, per una ragione più profonda: perché è una bestia bo– nariamente scettica, che mostra di saperla lunga su le cose e i casi del mondo:e non prende nulla in tragico, tranne l'amore, e h!l,spesso in fondo agli occhi una punta, una favilla d'ironia. Temperamento, press'a poco, veneziano. Il cane, turbolento, pulcioso, scalmanato, che s'entusiasma e si dispera per un niente, può star bene a Stambul, non in una città come questa, che è quasi una grande casa, e la cui gente è abituata da molti secoli a vivère in una sola famiglia, secondo una regola sottintesa d'autosorveglianza, di tatto, di sempre vigile discrezione. A Venezia si deve saper passeggiare per le Mercerie nell'ora più popolosa, o incrociarsi in una calletta larga mezzo metro, senza neppure sfiorarsi un gomito. E che farsene allora d'un animale che si caccia tra le gambe di chi ha fretta, e tutt' i momenti s'arresta in mezzo alla strada a fare i suoi bisogni? Poi, anche qui, è que– stione di temperamento. Il cane a noi fa l'impressione d'uno che mostri un po' troppo il suo bel cuore, e manchi di misura nella manifestazione dei suoi affetti. I declamatori, i fanatici, gli agi– tati, gli «esagerati)) d'ogni specie, non hanno fortuna a Venezia. Il gatto, al contrario, può andare a stare dovunque, senza dar– noia a nessuno, accarezzato da tutti con occhio amico. Si sdraia al sole in un angolo di· campo dove non giungono i giochi dei bimbi; monta leggero e s'installa sulle casse d'aranci e di pomi che il frut– tivendolo ha accatastato davanti alla sua bottega; s'espone nelle: vetrine di lusso, tra ceramiche e vetri muranesi, senza romper nes– suna di quelle fragilissime cose; siede su una finestra del pianter– reno a guardar la gente che passa; ,s'aggira per le chiese, e va a strofinarsi alle gambe della beghina che si confessa; passeggia per– pia-zza San Marco, e si ferma ad osservare il brulichìo azzurro e i voli lampeggianti dei colombi; attraversa calmo, senza badare a nessuno, seguendo una sua idea, il ponte dell'Accademia, tra la folla che va e viene dall'una all'altra parte della città .... Di questi gatti, ben pasciuti e lisciati, eleganti e manierosi, le vie di Venezia son piene. E non v'è casa e famiglia che non ne abbia almeno uno. ·Ma ci sono anche le povere bestie raminghe, irte e spelacchiate, che inseguono lamentose il pescivendolo, col muso teso verso la BibliotecaGino Bianco

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